Baia: dove la Campania torna Felix
Dal Castello aragonese la vista spazia lontano, fino a tutta Napoli e al Vesuvio, oltre la collina di Posillipo, e, dall'altra parte, lungo Capo Miseno. Alla scoperta della "Las Vegas dell'Impero romano", con i suoi monumentali resti archeologici, terme e templi
Dall’Eneide a Pinocchio, da Agrippina ai Borboni: quello spicchio di terra e mare che si estende da Capo Miseno a Pozzuoli
è un tale concentrato di storia e bellezza che la prima, necessaria
indicazione è di affrontarlo con calma. Se ci si affaccia dal Castello aragonese di Baia la scelta appare inevitabile: la vista spazia lontano, fino a tutta Napoli e al Vesuvio, oltre la collina di Posillipo,
e, dall’altra parte, lungo Capo Miseno. Qualsiasi dubbio sul perché gli
imperatori romani adorassero questa zona scompare. Perfino gli scempi
di Bagnoli e la speculazione di Napoli qui appaiano lontano benché con la tangenziale, se si è in auto, o addirittura con la metropolitana
(fino a Pozzuoli) si arrivi in un poco tempo dal capoluogo campano.
Traffico permettendo, ovvio. Ma non a caso anche la Bbc ha suggerito la
meta, soprannominando Baia la “Las Vegas dell’Impero romano“.
Ma il miracolo di queste zone, se le si sceglie fuori dalla stagione
balneare, è di dissolvere il caos della città e delle cittadine più a
Sud. Baia si stende sotto i suoi monumentali resti archeologici, terme e
templi, conservati benissimo e molto economici (con soli 4 euro si
entra nei siti del circuito del Museo archeologico dei Campi Flegrei,
ospitato nel Castello aragonese di Baia). In realtà non tutti i siti
sono visitabili: a volte sono chiusi, a volte vanno prenotati, gli orari
sono ristretti e il parcheggio non è mai facile. La pazienza, qui è
d’obbligo, e i disservizi si stemperano nell’inevitabile gentilezza
delle persone. E nella bontà della cucina, che finisce con l’imporre le
sue soste. In ogni caso, a parte il fatto che la visita al Castello è
gratuita durante la settimana, il biglietto festivo da 4 euro permette
di vedere anche l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, le terme di Baia e il Parco archeologico di Cuma.
Però, soprattutto, quello che val la pena fare fuori stagione, è ripercorrere i percorsi della storia: sedersi a guardare la Casina Vanvitelliana su un’isoletta del Lago Fusaro.
Era un casino di caccia che Ferdinando IV di Borbone fece progettare
a Luigi Vanvitelli nel 1752. Ma per quasi tutti è ancora la casa della
Fata turchina (Gina Lollobrigida), come appare nello sceneggiato
televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini (1972). Poi è necessario fermarsi a spiare se davvero il Lago d’Averno è la porta degli Inferi, come Virgilio immagina, per il viaggio ultraterreno di Enea, nel sesto libro dell’Eneide. A Bacoli, verrà da chiedersi se davvero la cosiddetta Tomba di Agrippina
contenga i resti della potente ed energica Agrippina minore, fatta qui
uccidere dal figlio, l’imperatore Nerone, nel marzo del 59 a.C.. Ma gli
spunti, dal Parco archeologico sommerso di Baia fino all’Antro della Sibilla, sono davvero tanti. Difficile scegliere. Al ritorno verso Napoli, però, una tappa non può essere saltata: il Rione Terra di Pozzuoli, dove oggi si visita l’antica colonia di Puteoli,
fondata nel 194 a. C. e maggior porto di Roma fino alla fondazione di
Ostia. La città era rimasta sepolta sotto il quartiere cinquecentesco
fatto costruire dal viceré don Pedro de Toledo (1532-1553), a sua volta
abbandonato per il bradisismo degli anni Settanta e Ottanta. Oggi, dopo
un magnifico restauro, si entra da un portone cinquecentesco per
piombare tra le strade dell’antica città romana: le installazioni
multimediali aiutano a immergersi nell’atmosfera.