Cosa vedere a Seul. La città più cool dell’Asia
Riflettori accesi sulla Corea del Sud per le 23esime Olimpiadi invernali, in calendario nella contea di Pyeongchang, dal 9 al 25 febbraio. Dai monti Taebaek, cornice dei Giochi, alla capitale, il passo è breve: circa 180 chilometri e ci si tuffa in una metropoli sospesa tra follie del consumismo e morigeratezza di un confucianesimo tradizionale. Ecco 12 esperienze da vivere a Seul. Dallo street food nel più grande mercato del Paese ai tour K-Pop nel quartiere Gangnam, a musei come il MMCA di Gwancheon
Un viaggio in Corea non può prescindere dalla sua immensa capitale, Seul (per gli anglofoni Seoul),
anima del Paese sia per sostanza che per assonanza (la pronuncia è
“soul”, come la parola inglese che significa, appunto, anima). Tuttavia
Seoul è una meta perfetta anche per uno stopover, ad
esempio se si è in Giappone, oppure se si ha intenzione di virare a sud,
in Australia. Se il tempo è tiranno e si vogliono comunque annusare le
potenzialità della città, 24 ore son buone, anche perché Seul si presenta di più facile approccio rispetto alle sue omologhe asiatiche.
Per una conoscenza più approfondita, invece, la città conduce l’ospite con gentilezza e gradualità all’interno dell’affascinante, contraddittorio e labirintico mondo coreano, di cui Seul è assieme motore e prodotto, sintesi e amplificatore. In questo senso non c’è un limite alla permanenza in una città che trova sempre il modo per stupire e che, a qualunque ora del giorno e della notte, offre sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Qui c’è tutto e il contrario di tutto. Le follie del consumismo si mischiano alla morigeratezza di un confucianesimo dedito al lavoro e al culto della tradizione. Le classiche dicotomie “tradizionale e moderno”, “orientale e occidentale”, “religioso e laico”, ancora resistono ma, più spesso, si mischiano tra loro, creando nuovi composti, strane alchimie, inimmaginabili sincretismi.
Per una conoscenza più approfondita, invece, la città conduce l’ospite con gentilezza e gradualità all’interno dell’affascinante, contraddittorio e labirintico mondo coreano, di cui Seul è assieme motore e prodotto, sintesi e amplificatore. In questo senso non c’è un limite alla permanenza in una città che trova sempre il modo per stupire e che, a qualunque ora del giorno e della notte, offre sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Qui c’è tutto e il contrario di tutto. Le follie del consumismo si mischiano alla morigeratezza di un confucianesimo dedito al lavoro e al culto della tradizione. Le classiche dicotomie “tradizionale e moderno”, “orientale e occidentale”, “religioso e laico”, ancora resistono ma, più spesso, si mischiano tra loro, creando nuovi composti, strane alchimie, inimmaginabili sincretismi.
SEOUL DALL’ALTO
Per una panoramica della città non c’è posto migliore della Seoul Tower che svetta, sulla cima del monte Namsan, a 480 metri sul livello del mare (la sola torre è alta 237 metri).
Luogo sacro del romanticismo, accoglie ogni anno milioni di pellegrini
da tutta l’Asia, che accorrono per vedere di persona il set di alcune
delle scene della serie TV più famosa del continente, “My love from the
Star”. Nella terrazza sotto la torre ci si dichiara alla propria
innamorata, si serrano i lucchetti dell’amore e si scatta l’immancabile
foto ricordo. Il top è andarci di sera, anche per cenare nel ristorante panoramico, con la torre completamente illuminata e le luci della città che si stendono sterminate oltre l’orizzonte.
UNA MASCHERA DI BELLEZZA A MYEONG-DONG
Milioni di donne coreane dedicano quasi un’ora al giorno per avere una pelle di seta, chiara e senza imperfezioni. Myeong-dong, movimentato quartiere dello shopping, è la Mecca della cosmesi: qui decine di shop di maschere di bellezza,
uno in fila all’altro, si mischiano alle bancarelle dello street food e
alle vetrine dei grandi brand internazionali, da Uniqlo a Zara. Intanto
la musica rimbomba fuori dai negozi e il popolo dello shopping si
mescola con commesse buttadentro e morbidi peluche a dimensione umana
che inneggiano a sconti, regalano campioni di prodotto o pubblicizzano
l’ultimo dog cafè aperto nella zona. Meglio andarci nel tardo
pomeriggio: più persone, più confusione, più divertimento.