martedì 27 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - KEUKENHOF

Riapre Keukenhof, il parco più bello del mondo

Aperto pochi giorni l'anno, solo durante la fioritura, è il parco floreale più bello del mondo

 

Il parco floreale più famoso al mondo, Keukenhof, lascerà senza fiato anche chi normalmente snobba serre e orti botanici. Si trova a Lisse, nell’Olanda meridionale, non lontano da Amsterdam, ed è l’attrazione principale di questa zona dei Paesi Bassi. Centinaia le varietà di tulipani che si possono ammirare e milioni i fiori che sbocciano, tanto che oltre alle migliaia di visitatori, ogni anno è meta di altrettanti fotografi che vengono a sbizzarrirsi.

E’ considerato il più grande parco di fiori a bulbo del mondo. E’ una vera esplosione di fiori e colori che risaltano nel verde. Al Keukenhof fioriscono i bulbi piantati a mano di narcisi, giacinti e naturalmente tulipani. Il giardino è arricchito da fontane, giochi d’acqua, un mulino a vento e numerose sculture.

Ogni anno, vengono create nuove aiuole in base ad un tema specifico. Nel 2016 il parco ha voluto omaggiare “Il Secolo d’Oro”, il periodo storico durante il quale i Paesi Bassi “fiorirono” nei settori del commercio, della scienza e dell’arte. In quegli anni si sviluppò anche il fiorente commercio dei tulipani. Il tema del 2017 è “Dutch Design”. Il Oranje Nassau Pavilion sarà interamente decorato con design olandese e alcuni giardini rappresenteranno alcune delle opere degli artisti olandesi più famosi.

Il parco è aperto soltanto a primavera (quest’anno dal 23 marzo al 21 maggio). Tanti gli eventi speciali organizzati durante l’apertura, dalle giornate dedicate alla musica (25 e 26 marzo) alla Flower Parade (22 aprile, dal weekend dedicato alle tradizioni olandesi (31 marzo – 2 aprile) alla Keukenhof Dutch Design Week (24-30 aprile).

Per godere del suo splendore ogni giorno si può passeggiare tra i vialetti, all’ombra di gradi alberi (2700 piante di 87 specie diverse), noleggiare biciclette, fare gite in barca lungo il lago e i suoi canali a bordo di piccole imbarcazioni silenziosissime.

Per chi vuole regalarsi un’emozione in più, si può sorvolare il parco a bordo di un bimotore e contemplare Keukenhof e l’intera ‘Regione dei tulipani‘ dal cielo.

 

 

lunedì 26 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - VALLE ISARCO

Valle Isarco: settimana bianca tra piste, malghe e rifugi

Da Plose alla Valle di Valles a Bressanone, per una vacanza sulla neve. Le piste da slittino e le discese più emozionanti. Le malghe da raggiungere con le ciaspole e i sentieri imbiancati nei boschi. Tutte le novità e le dritte per scoprire questa valle altoatesina

 

Suggestioni diverse per una vacanza invernale. La Valle Isarco mette insieme l’elegante città vescovile di Bressanone, ricca di proposte culturali, enologiche e culinarie, con circuiti che propongono giornate di sci e non solo sotto l’egida del Dolomiti Superski, il grande carosello con 1.200 chilometri di discese in 12 valli.

PLOSE: LE MALGHE, I RIFUGI E LE DISCESE PIÙ BELLE

Come Plose, la montagna “del cuore” di Bressanone: una stazione sciistica moderna e di grande fascino, al cospetto delle Odle Patrimonio Unesco. Vanta 43 chilometri di piste varie e panoramiche, soleggiate in quota per quasi tutta la giornata.  Come talvolta accade con le piccole aree sciistiche, regala natura incontaminata e il vantaggio di non fare code agli impianti di risalita. In più, una pista d’eccezione, la Trametsch, che con i suoi 9 chilometri è la più lunga dell’Alto Adige.
Si scende dai 2.446 metri del rifugio Plose ai 1.067 metri della stazione a valle della Cabinovia, con 1400 metri di dislivello che nella parte del bosco sono  piuttosto impegnativi. Non manca la novità tecnica: la cabinovia 10 posti del Monte Fana, che da un paio di anni ha permesso di smantellare due preesistenti seggiovie.
Chi cerca alternative a lamine e scarponi qui trova la RudiRun, la pista da slittino naturale lunga 9 km, una delle più lunghe dell’Alto Adige, tracciati per escursioni con le racchette da neve o per gite a piedi. E baite e rifugi dove sostare. Come la Rossalm, che da malga rustica si è trasformata un buen ritiro con tanto legno chiaro, grandi vetrate panoramiche, ottimo ristorante. O il ristorante La Finestra, all’arrivo della cabinovia Plose, rinnovato da poco.
Con gli sci lungo un sentiero nel bosco innevato si arriva, come in una fiaba, al Rosalpina Dolomites, costruito nel 1917. Splendidamente isolato, fu sanatorio, casa per vacanze per il Vaticano, chiuso per 40 anni. Oggi è un affascinante rifugio di 30 suite affacciate sulle Odle, con ristorante, wellness profumato al mugo, sauna all’aperto. Da solo vale il viaggio.

NELLA VALLE DI VALLES TRA PISTE DA SCI E DA SLITTINO E BAITE

Dall’altra parte della valle si snodano i 50 chilometri di discese del comprensorio Gitschberg Jochtal, nell’Area vacanze Sci & malghe Rio Pusteria, là dove la Valle Isarco si unisce alla Pusteria. Nato qualche anno fa grazie alla cabinovia Gaisjoch, il carosello ha unito le aree prima lontane di Maranza e Valles. Molto varie, aperte o nel bosco, le piste sono più facili verso  Valles, che non a caso è tra le cinque migliori zone invernali per bambini d’Italia. Per chi ama pendenze più ardite ci sono 5 nere, tra cui la Mitterling, forse la più impegnativa di tutto il Dolomiti Superski. Ma è la pista Gitsch, che scende dal monte da cui prende il nome, la più panoramica: si affaccia su Bressanone e la sua piana. Un assaggio dalla terrazza posta in cima al Gitschberg, da cui si distinguono ben 500 vette. Lo sguardo si perde fino allo Zillertal, lo Stubai e l’Ötztal, già in Austria, sulle Alpi Venoste e tutte le Dolomiti, e poi giù, verso le valli.
L‘area deve il suo nome alle 30 Almen, malghe alpine, poste attorno al monte Gitschberg, di cui 22 aperte al pubblico. Alcune sono collegate da sentieri innevati da percorrere a piedi, con le racchette da neve o gli sci di fondo. Tra esse brilla l’insediamento storico di Malga Fane, in fondo alla valle di Valles, borghetto alpino con antiche baite. La novità è invece dedicata allo slittino: la nuova pista Brimi-Winter-Run, che con  6,75 km scende dalla baita Nesselhütte fino al paese di Maranza, coniugando adrenalina e divertimento.
Si fa sosta volentieri alla Anratterhütte, in fondo alle seggiovie Hinterberg e Steinermandl a Valles. Nata nel 1850, è stata più volte eletta dai lettori del quotidiano Dolomiten la baita più bella dell’Alto Adige. Da provare il Carpaccio di speck con gallinacci marinati o il Tris di canederli da scegliere tra i 15 diversi tipi fatti in casa ogni giorno. Appena rinnovato in chiave contemporanea il ristorante di montagna Jochtal, che offre ricette tradizionali e sapori mediterranei. Fresco di rinnovi  anche il Tratterhof, hotel 4 stelle Super a Maranza: da dicembre si  è aggiunta una nuovissima ala, con camere di design e un centro benessere con piscina e saune ultra panoramiche.

UN GIRO A BRESSANONE

D’obbligo è anche una passeggiata nelle vie del suggestivo centro storico Bressanone, che ancora mantengono l’impianto medioevale. L’après ski è all’enoteca Vitis, il nuovo complemento dello storico Finsterwirt, l’Oste Scuro. In uno degli edifici più antichi della città, risalente al XIII secolo, si aprono ambienti che contrappongono arredamenti moderni alle mura e volte storiche. Si brinda circondati dalle bottiglie di circa 400 etichette, che arrivano dalla Valle Isarco, celebre per i vini bianchi, ma anche dall’Alto Adige, dal resto d’Italia e del mondo. A cena, si sale nelle storiche stube del Finsterwirt, per gustare tra le antiche mura i piatti gustosi e creativi dello chef Hubert Ploner, che da un paio di anni ha ereditato le redini della cucina dal proprietario, Hermann Mayr.



 

giovedì 22 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - ALGARVE

Algarve: cosa vedere in questa regione del Portogallo

L’Algarve – la piccola regione meridionale del Portogallo – è negli ultimi tempi una destinazione decisamente popolare per diversi tipi di vacanzieri, dagli amanti del mare e delle spiagge (ce ne sono in abbondanza!) a chi cerca itinerari culturali e paesaggi spettacolari, magari da scoprire con un bel road trip da Lisbona, o da Siviglia lungo la costa. Il clima dell’Algarve è mite tutto l’anno, e la costa – ora rocciosa e a picco sul mare, ora sabbiosa e invitante – è fra le più spettacolari di tutto il Mediterraneo.

 

 

L’Algarve (in portoghese la “e” si pronuncia più debolmente, quasi come una "i") è la regione del Portogallo che più a lungo è rimasta sotto la dominazione araba, dal 711 al 1250. I resti dell’architettura moresca sono ancora molto presenti, come del resto nella vicina Andalusia – la regione della Spagna confinante con l’Algarve a est. Il centro nevralgico della regione è la città di Faro. La principale località balneare dell’Algarve è Albufeira, una delle mete turistiche più frequentate di tutto il Portogallo, con le sue splendide spiagge e i grandi faraglioni, e a Vilamoura si trova una grande marina. Qui troverete più turisti: ma un road trip verso l’oceano, alla scoperta delle cittadine di Tavira, Lagos e Sagres, o nel poco frequentato entroterra, vi mostrerà il lato più affascinante di questa regione. Benvenuti in Algarve!

Cosa fare in Algarve

Perché scegliere proprio l’Algarve per le proprie vacanze estive? Ci sono diverse ragioni, in effetti. Se il vostro obiettivo è distendervi su una spiaggia di sabbia bianca a prendere il sole, e muovervi giusto per uniformare la tintarella e raggiungere un ristorante alla sera, le numerose località balneari della costa della regione sono perfette per voi. Se ambite a una vacanza in macchina all’avventura, alla scoperta di spiagge nascoste, villaggi di pescatori e paesaggi mozzafiato, ancora l’Algarve è un’ottima scelta. Pur essendo una regione molto piccola, la bellezza della costa dell'Algarve è incredibile, e la varietà dei paesaggi non vi annoierà. Se volete fare sport acquatici – magari windsurf o vela – il vento soffia sempre forte in questa parte di Portogallo. Infine, se cercate turismo culturale, belle cittadine da visitare con fortezze, chiese e castelli, e deliziosi ristorantini di pesce, l’Algarve offre un’ampia scelta. Cercate tutte queste cose insieme? Tanto meglio.

Come arrivare in Algarve

L’Algarve è la regione più meridionale del Portogallo, confinante con la regione spagnola dell’Andalusia a est e con la regione portoghese dell’Alentejo a nord. Il principale aeroporto della regione è quello di Faro: Faro non è servito con voli diretti dall’Italia, ma è comunque raggiungibile facendo scalo. Moltissimi viaggiatori, tuttavia, raggiungono l’Algarve via terra, scegliendo di atterrare a Lisbona o a Siviglia e di noleggiare un’auto. Lisbona dista poco più di 2 ore e 30 minuti da Faro lungo l’autostrada A2 (la via più rapida, che passa per l’entroterra). In alternativa, con un viaggio più lungo si può scegliere di percorrere l’affascinante costa atlantica del paese, in direzione sud.
L’Algarve è anche raggiungibile da Siviglia, in Andalusia, con un viaggio anche più breve: in 1 ora e 30 minuti di auto si raggiunge il confine fra Portogallo e Spagna, segnato dal fiume Guadiana. L’Algarve non è particolarmente esteso, ma la quantità di spiagge e paesaggi spettacolari giustificano una vacanza dedicata... Altrimenti, tanto l’Andalusia quanto il resto del Portogallo hanno decine di attrazioni turistiche!

Meteo e clima dell’Algarve

Il clima dell’Algarve è mite tutto l’anno. I mesi più caldi sono quelli estivi – luglio e agosto – ma, nonostante le temperature alte, la brezza dell’oceano garantisce un clima più che accettabile. In inverno le temperature possono anche avvicinarsi allo zero (raramente), e il clima è più imprevedibile, ma le precipitazione sono scarse tutto l’anno, e fanno dell’Algarve una meta ideale per chi cerca riparo dal gelo dei mesi invernali. Secondo alcuni, si tratta della regione europea con più giorni di sole all’anno...

Cosa vedere: spiagge e città

La costa dell’Algarve è alta e scoscesa nella parte più occidentale, verso l’Oceano Atlantico, e più bassa e sabbiosa verso la Spagna. Ovunque, comunque, si trovano eccellenti spiagge e località dove fare windsurf sfruttando i venti, dove noleggiare una barca per una gita, o sentieri a picco sul mare da percorrere a piedi in cerca di una baia segreta. Oltre alle spiagge vicine alle città, ci sono alcune località balneari particolarmente popolari.

Faro

La capitale della regione e il centro più importante è Faro, città che mantiene un indiscutibile fascino, specie nella parte più antica, la Cidade Velha, dove sorge anche la Cattedrale (non mancate di cercare le cicogne, che fanno il nido sul campanile!). La Praia de Faro – la spiaggia della città – è perfetta per un bagno o una passeggiata, ed è raggiungibile in autobus da centro. Per gli amanti della natura e del birdwatching, la Laguna Ria Formosa, protetta da cinque isole, è il setting perfetto per una placida gita in barca, magari al tramonto.

Lagos

Le coloratissime casette di Lagos accolgono turisti e residenti stranieri, rendendo la cittadina una comunità cosmopolita e piacevole. Il resto lo fanno le spiagge (Praia de Pinhão, Praia de Dona Ana e Praia Don Camilo), protette da maestose scogliere. Sul promontorio di Ponta da Piedade, seguendo un sentiero naturalistico percorribile a piedi, o organizzando una gita in barca, si possono ammirare alcune delle falesie più spettacolari di tutto l’Algarve e del Portogallo, di roccia color ocra e rosso, costellate di insenature e grotte naturali. Sul promontorio, un vecchio faro avvisa le navi in avvicinamento. Lagos e Ponta da Piedade sono anche visitabili in giornata da Faro.

Sagres e Cabo de São Vicente

Più remota e dimenticata dai circuiti turistici, la cittadina di Sagres è perfetta per gli amanti della tranquillità: le spiagge (Praia de Mareta, Praia do Martinhal, Praia de Belice e Praia do Tonel le più famose) sono anche qui eccellenti, e si possono raggiungere solo attraverso ripidi sentieri che tagliano le falesie. Sagres vi darà l’impressione di essere arrivati in uno degli ultimi avamposti della civiltà prima della fine dell’Europa. Impressione rinforzata con una visita al Cabo de São Vicente (detto Promontorium sacrum dagli antichi romani), una delle estremità ultime del continente europeo, con all’orizzonte solo oceano. Sulla scogliera, alta 80 metri, sorge un faro da cui si possono osservare panorami mozzafiato.

Tavira

La piccola città di Tavira è un luogo particolarmente affascinante, e vanta uno dei centri storici più pittoreschi dell’Algarve, una spiaggia (Praia de Tavira) e – se non vi bastasse – un’isoletta raggiungibile con una piacevole gita in traghetto. Sulla Ilha de Tavira troverete spiagge di sabbia bianca e uno splendido mare. Ideale per un picnic in giornata!

Praia da Rocha e Portimão

Una delle spiagge più spettacolari dell’Algarve è sicuramente Praia da Rocha, località di villeggiatura che unisce bellezze paesaggistiche con grande quantità di alberghi e di infrastrutture turistiche, e con una vivace vita notturna e una grande selezione di ristoranti. La spiaggia sorge non lontana dalla città di Portimão: la sabbia è bianchissima ma il mare – preparatevi – può anche essere un po’ freddo lontano dai mesi estivi. Se vi spaventa l’affollamento della spiaggia principale, una passeggiata sul lungomare vi permetterà di raggiungere baie e spiagge più nascoste, non lontane dalla città.

Praia da Marinha

Non lontano da Praia da Rocha si trova Praia da Marinha, una spiaggia dominata da una falesia alta 50 metri, che si colora di tonalità cangianti a seconda delle ore del giorno. Intorno si moltiplicano calette nascoste e spiagge più piccole, ideali da esplorare per trovare un po’ di romantica intimità.

Albufeira

La principale stazione balneare dell’Algarve è Albufeira. Qui si trovano la popolarissima Praia da Oura e la suggestiva Praia de São Rafael. Alle spalle delle spiagge, il centro storico e le sue stradine tortuose sono perfette per una pausa fra un bagno di sole e l’altro.

Vilamoura

A Vilamoura, località balneare molto popolare, si trova una bella marina, un porto turistico dove partire per una gita in barca o una crociera. L’offerta di alberghi (anche di lusso) è molto elevata, e la vita notturna non manca.








martedì 20 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - SCIARE IN ABRUZZO

Sciare in Abruzzo: emozioni sulla neve ai piedi del Gran Sasso

Scialpinismo, ciaspolate, snowkite. Ma anche nuove esperienze, come splitboard e snowscoot. Il gigante bianco, da Campo Imperatore ai Prati di Tivo, offre innumerevoli occasioni per praticare sport invernali. E per vivere avventure indimenticabili, tra incursioni in una cucina gustosa e tradizionale e borghi incastonati nella roccia

 

“Visto da Teramo e da oriente, il Gran Sasso è un pugno di pietra alzato verso il cielo. La galleria che lo scava per dieci chilometri è stata, con quella del Monte Bianco, il simbolo del dominio del suolo da parte dell’uomo. Un atto di supremazia delle nostre forze meccaniche. Allora salirne la cima è un gesto di riparazione, per rendere omaggio al gigante dell’Appennino”. Nelle parole di Erri De Luca, scrittore e appassionato di alpinismo, la vetta abruzzese (2.912 metri) incarna la montagna da guardare con riverenza e rispetto. L’inverno può essere il momento giusto per accostarsi a questo totem di roccia e per sfruttare la bellezza delle sue piste.  

GRAN SASSO: DOVE SCIARE SUL VERSANTE AQUILANO

Il Distretto Turistico Gran Sasso d’Italia (il primo montano del Paese, istituito nel 2015), si sviluppa su un’area, lunga 50 chilometri e larga 15, molto amata da chi pratica il freeride e lo scialpinismo. “Merito della qualità della neve”, spiega Antonio Tresca, istruttore di snowboard e fondatore di Higher Gran Sasso Activities, una società di professionisti che promuove attività sportive sulla montagna abruzzese, sia d’inverno, sia d’estate. “È speciale: basta prenderne in mano un po’ per notare che i fiocchi sono più soffici, hanno una consistenza leggera. Ciò è dovuto alla vicinanza al mare: c’è una percentuale maggiore di aria nella composizione, rispetto all’acqua, e quindi si scia, anzi si galleggia meglio, come amiamo dire in Abruzzo. Per i veri appassionati fa la differenza, insieme all’abbondanza delle nevicate, soprattutto negli ultimi anni”.
Montagna appenninica, ma dal punto di vista geologico più simile alle Dolomiti, il Gran Sasso regala paesaggi variegati. Sul versante aquilano, il solenne altopiano di Campo Imperatore è lo scenario ideale di chi fa snowboard e kitesnow (si viene trainati con gli sci o la tavola da un aquilone). Ci si arriva con la funivia del Gran Sasso d’Italia, una delle più lunghe d’Europa (5,4 chilometri), che parte dal paese di Fonte Cerreto Assergi.
A Campo Imperatore, un percorso molto amato dai freerider è il cosiddetto Tre Valloni. “Prima c’è un paginone, come lo chiamiamo noi, ovvero un tratto ampio e pendente lungo circa 400 metri, e a seguire un canalone stretto e divertente”, sottolinea Emanuele De Simone, istruttore di freeride. “Si scia in mezzo ai pini: è un tracciato molto affascinante, paragonabile soltanto ad alcune aree dolomitiche. Per lo snowkite si sale invece nella piana tra Monte Aquila, Prena e Brancastello; al tramonto, la roccia che si colora di rosa è uno spettacolo unico”.

UNA NOTTE IN TENDA A 2.100 METRI

Per vivere un’avventura davvero emozionante si può anche abbinare una giornata sugli sci a una notte in tenda in quota, a 2.100 metri. È la proposta di Simon Critchell, di origini sudafricane, cresciuto in Francia e trasferitosi in Abruzzo una decina d’anni fa, che organizza la Wild Winter Experience. Racconta Critchell: “È un’attività pensata per tutti quelli che amano lo sciescursionismo. La organizzo per due, massimo quattro persone per volta. Si sale al tramonto con la motoslitta e, arrivati in quota, nelle vicinanze dell’hotel Campo Imperatore, si monta la tenda. Lo staff provvede a tutto: i pasti, le attrezzature, le tende, i sacchi a pelo invernali. I partecipanti devono essere solo attrezzati con abbigliamento termico e calzature. Dopo cena, se le condizioni di visibilità sono buone, si osserva il cielo stellato. Svegliarsi all’alba con i primi raggi del sole che illuminano la cima del Monte Prena è uno spettacolo unico, davvero impagabile. Poi si fa colazione e si inforcano gli sci o le ciaspole, pronti per una giornata sulla neve”.

NON SOLO SCI: LA NOVITÀ È LO SNOWSCOOT

Una specialità che si sta diffondendo sempre di  più sulle nevi abruzzesi è lo snowscoot, che riunisce, in un’unica disciplina, bici, moto e sci. “Il mezzo è composto da un telaio simile a una bicicletta, un manubrio e due tavole, simili a quelle per lo snowboard, indipendenti: quella anteriore dà la direzione”, spiega Mauro Lodovisi, che ha trionfato al primo Campionato Europeo di snowscoot, svoltosi nello scorso aprile proprio a Campo Imperatore. “La guida è semplice: per condurlo si usano sia le braccia, sia le gambe, mentre per frenare si derapa lateralmente. L’utilizzo è talmente intuitivo che bastano poche ore per avere una buona padronanza del mezzo”.

DOVE MANGIARE, TRA ZUPPE E FORMAGGI DI MONTAGNA

Se il divertimento in pista è assicurato, anche chi non scia ha tante occasioni per concedersi un po’ di relax in queste zone. Gli appassionati di enogastronomia possono andare alla scoperta di cantine e ristoranti di rango. Uno di questi è Elodia, locale gestito dalla famiglia Moscardi. “Abbiamo 43 anni di ristorazione alle spalle”, sottolinea Nadia Moscardi, che si occupa della cucina insieme alla sorella Wilma. “Il terremoto del 2016 ci ha costretto a spostarci, ma dallo scorso maggio abbiamo finalmente riaperto il ristorante nella nostra casa storica a Camarda”. Qui si viene per gustare il famoso agnello locale, abbinato a patata turchese, porcini e caffè. Un’altra ricetta da ordinare è “le virtù”: come si legge nel menu, si tratta di un’antica zuppa servita piuttosto asciutta con verdure stagionali dell’orto e consistenze di pasta diversa. Molto saporita.
Gli amanti delle minestre non si lascino sfuggire nemmeno la zuppa di ciafrichigli, una sorta di gnocchi, cucinati con ceci e zafferano, che si gusta alla Locanda delle Streghe, a Castel Del Monte.
Per i formaggi, invece, l’indirizzo giusto è Forme d’autore, a Balsorano. Antonello Egizi, detto “il caciaro”, è uno dei più famosi affinatori di latticini della zona: fra le specialità, l’erborinato di capra.

DORMIRE NEI BORGHI PIÙ BELLI D’ABRUZZO

Ai piedi del Gran Sasso si scoprono borghi suggestivi e storie di persone straordinarie. Come Paolo Baldi e Susanna Salvati, marito e moglie, con cinque figli. D’inverno sono gli unici residenti di Rocca Calascio. “È stata la decisione più facile della mia vita quella di venire ad abitare qui e aprire il Rifugio della Rocca, con camere e ristorante”, confessa Susanna, romana, ex programmatrice Ibm. “A Rocca Calascio ero venuta in gita una volta e rimasi folgorata dalla bellezza del posto. Ricordo ancora il giorno in cui, rientrata a casa dopo una giornata particolarmente intensa di lavoro, presi mio marito da parte e gli dissi: basta, trasferiamoci in montagna, in quel posto magico che abbiamo visto”. La loro struttura è frequentatissima dagli appassionati di scialpinismo, che organizzano escursioni verso il Monte Camicia. “Rispetto alle Dolomiti qui gli sciatori hanno il privilegio di vedere il mare”, conclude Susanna, bravissima a viziare gli ospiti con le sue torte e biscotti.
A dieci chilometri, ecco un altro paese-gioiello: Santo Stefano di Sessanio, uno dei Borghi più Belli d’Abruzzo e d’Italia. Mirella Cucchiella, originaria di questo luogo, gestisce il b&b La Bifora e le Lune. “Nel 2011 ho comprato una casa del XV secolo, un tempo appartenuta alla famiglia Piccolomini. Raccolgo frutta ed erbe spontanee, faccio marmellate, per gli ospiti organizzo presentazioni di libri, corsi di tintura naturale e di riconoscimento delle erbe”.
Sempre a Santo Stefano di Sessanio si prenota Il Palazzo, una grande casa del XVII secolo, di proprietà della famiglia Ciarrocca, con quattro appartamenti e nove camere. “L’hotel è della mia famiglia e l’abbiamo ristrutturato l’ultima volta nel 2011. Nella stanza 115 ha dormito San Giovanni Paolo II, che era un habituè delle nostre montagne”. A parlare è Fabrizio Bellassai, che con la sorella Valeria gestisce il Nido dell’Aquila, punto di partenza ideale per sciare a Campo Imperatore: la funivia è a pochi passi dall’hotel. Al ristorante, oltre ai tortelloni ai porcini, si assaggiano i prodotti della salumeria De Paolis di Paganica, paesino a 23 chilometri da qui, celebre per il “cuore di Paganica”, la punta di diamante della norcineria. Analogamente a quanto avviene per il culatello, il cuore è infatti la parte muscolosa più grossa degli arti posteriori del suino: privo di cotenna e di osso, viene salato a mano e investito con una protezione (vescica) esterna per conservarlo meglio.

VERSANTE TERAMANO DEL GRAN SASSO: SPLITBOARD E CUCINA LOCALE

Sul versante teramano del Gran Sasso, la località sciistica d’eccellenza è Prati di Tivo, con il Corno Grande (2.912 metri) e il Corno Piccolo (2.655 metri): un paradiso per lo scialpinismo, praticato anche con la splitboard, una tavola da snowboard divisa perfettamente a metà, in senso longitudinale, con due lamine in più all’interno, che permette all’occorrenza di avere due sci per la salita applicando le pelli di foca. Proprio accanto alle piste si trova il ristorante T-Cucino, gestito da Erminio Di Lodovico. Dopo una vita a Caracas, è rientrato con moglie e figli nella sua terra d’origine. Nel suo locale si gusta un’eccellente pasta chitarrina alla teramana con polpettine cacio e uova. “Cerchiamo di dare felicità, oltre che cibo” dice Di Lodovico. Un gruppo di turisti altoatesini sorride e uno di loro interviene nella conversazione: “In Alto Adige non ci mancano certo le montagne e la neve per sciare, ma a noi piace venire qui tutti gli anni, almeno per una settimana, perché ci divertiamo un mondo, mangiamo benissimo e gli abruzzesi come Erminio sono persone veramente speciali”.
Tolti gli sci, c’è un territorio ricco di artigianato e tradizioni da scoprire. Come quelle della Cantina del Vasaio, a Castelli, cittadina nota per la lavorazione della ceramica. “La nostra bottega è tutelata dalla Soprintendenza alle Belle Arti”, dichiara Vincenzo Di Simone, proprietario della struttura insieme al figlio Antonio. Accanto al negozio hanno ricavato una taverna dove propongono cucina del territorio.
L’ultimo incontro è con Ezio Di Giacomo, che con la moglie Maria Rosa gestisce La Cantina dello Stù a Montorio al Vomano, a 30 chilometri da Prati di Tivo. La sua specialità è lo spritz abruzzese, a base di vino bianco e genziana. Racconta Di Giacomo: “Alle soglie della pensione abbiamo deciso di aprire questo piccolo spazio, ricavato da un antico frantoio. Insieme ai formaggi e salumi, tutti rigorosamente locali, serviamo il Cotto d’Amore, un rosso Montepulciano d’Abruzzo in purezza, fatto da noi e invecchiato in barrique”. Un vino da gustare con calma, brindando al Gran Sasso, il gigante di pietra che veglia su queste terre.





 

venerdì 16 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - FESTIVAL DELLE LUCI DI NABANA NO SATO

Lo spettacolare festival delle luci di Nabana no Sato, in Giappone

Fino al prossimo 6 maggio, il giardino del Nagashima Resort di Kuwana si trasforma in un suggestivo paese delle meraviglie, con più di otto milioni di luci Led colorate. Il tema di quest'anno: la città di Kumamoto, con le sue montagne, i laghi, i castelli. Tutto virtuale. Un'esperienza magica da aggiungere alla vostra bucket list


L’inverno sarà pure la stagione più cupa, ma ogni anno il Nagashima Resort di Kuwana si illumina con milioni di luci a LED, più di otto milioni, dando vita ad uno spettacolo quasi fiabesco. Nabana No Sato, il giardino botanico del resort, ospita nei mesi invernali (quest’anno, fino al prossimo 6 maggio) un suggestivo festival delle luci – tra i più grandi al mondo – visitato da oltre 2 milioni di persone. Ci troviamo nella prefettura di Mie. Sembra davvero di entrare in un altro mondo, un mondo fatato: l’attrazione più conosciuta è sicuramente la passeggiata attraverso i tunnel di luce che avvolgono completamente lo spettatore.

E poi: campi fioriti illuminati da scintillanti lucine e animazioni ovunque, anche sugli specchi d’acqua. Ogni anno il tema è diverso; quest’anno è la città di Kumamoto, colpita nel 2016 da una serie di terremoti che hanno raso al suolo molte attrazioni tra cui il Castello di Kumamoto, uno tra i principali castelli giapponesi (nel frattempo in fase di ricostruzione). Le installazioni di luce cambiano man mano che i fiori iniziano a sbocciare. L’evento si svolge al Nagashima Resort di Kuwana, a circa 30 minuti da Nagoya, raggiungibile in treno o in autobus. 

 

mercoledì 14 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - OMAN

In Oman, tra notti stellate nel deserto, moschee e ispirazioni indiane

Dai villaggi tradizionali arroccati sui monti dell’Hajar, con le loro case d’argilla e gli aflaj, fino alla capitale Mascate, con la Grande Moschea Qaboos in marmo di Carrara. I mille volti del Sultanato, tra piste carovaniere sulle dune rossastre e città costiere dai profumi speziati


Nella calma sonnolenta del pomeriggio i vicoli di Misfat Al Abreen, villaggio tradizionale arroccato a mille metri d’altezza sulla catena montuosa dell’Hajar, sono deserti. In sottofondo solo il rumore dell’acqua che scorre tra le palme che si stagliano contro il cielo turchese.
Misfat Al Abreen con le sue case d’argilla e gli aflaj, canali di irrigazione tipici dell’Oman, è il volto antico del Sultanato, Paese della penisola arabica grande quanto l’Italia.
L’Oman è una terra di deserti, montagne con cime che svettano fino ai tremila metri, forti secolari e paesaggi remoti dove vive una popolazione giovanissima per i nostri standard. Dei 3,3 milioni di abitanti la metà ha meno di 25 anni. I ragazzi di città parlano inglese, dalla capitale Mascate (o Muscat) raggiungono in poco più di due ore di auto l’internazionale Dubai e spesso studiano all’estero finanziati dal governo. Ma, finiti gli studi, tornano a vivere in Oman.

NIZWA, MIELE DI CEDRO E CAFFÈ AL CARDAMOMO

Lasciata Misfat Al Abreen si scende fino a Nizwa, antica capitale dell’Oman, distante una quarantina di minuti d’auto. Dai finestrini si vede scorrere un paesaggio aspro, pareti di roccia nuda punteggiate da rari cespugli solitari, villaggi color sabbia e improvvisi palmeti cresciuti intorno ai wadi, letti di torrenti alimentati dalle piogge di montagna o da fonti naturali.
Nizwa si trova in una grande oasi. La città è un importante centro religioso e sorge nel punto di incontro delle piste carovaniere del Nord e del Sud. Segno di questa sua collocazione lungo le tratte commerciali è il souq dove si sorseggia caffè aromatizzato al cardamomo offerto dai proprietari dei negozi mentre si comprano datteri (in Oman ne esistono 100 tipi diversi), miele di cedro e gioielli in argento. Nizwa è una città antica, tra i suoi edifici storici il più conosciuto è il forte color ocra di origine secentesca e ampiamente rimaneggiato e ristrutturato. Mozzafiato la vista dalla torre alta 40 metri che affaccia sui palmeti.

Ma Nizwa è famosa soprattutto per il leggendario mercato del bestiame che ogni venerdì richiama compratori da tutta la regione e folle di turisti. Un’alternativa meno frequentata è il souq della cittadina di Sinaw, a un’ora di distanza. Qui il giovedì mattina, tra dromedari e mucche, si incontrano anziani con turbante e khanjar – il tradizionale coltello d’argento – impegnati nelle trattative. E poi, donne con veli e colorati e tanti bambini. Dopo uno sguardo al mercato del bestiame e del pesce la meta è il souq delle donne, un mondo esclusivamente femminile. Tra pashmina colorate, tessuti e vestiti per bambini Made in China, le venditrici chiacchierano tra loro. Alcune indossano la maschera nera delle beduine che lascia scoperti solo gli occhi sottolineati dal kajal. Al mercato di Sinaw gli acquisti si fanno in Ryal, la moneta locale, nella capitale Mascate e a Nizwa invece accettano spesso anche gli euro. Al souq le omanite contrattano velocemente, con una mano passano le banconote e con l’altra chattano sullo smartphone.

IL DESERTO, NOTTI SOTTO LE STELLE

Da ottobre ad aprile è il periodo migliore per viaggiare in Oman: in questi mesi le temperature sono più fresche e si può esplorare anche il deserto che copre l’80% del territorio. È il grande protagonista dell’Oman e divide idealmente il Paese in due regioni distinte: il Nord con la capitale Mascate, Nizwa, Sinaw e la costiera Sur, e il Dhofar al Sud. In mezzo, una distesa molto varia con dune di sabbia, superfici salate e rocce. Ogni anno, poi, tra marzo e maggio, l’Oman si trasforma in un paradiso di profumi e colori grazie alla fioritura della rosa damascena, da ammirare soprattutto sulle pendici di Jabal Akhdar, massiccio della catena degli Hajar. La “montagna verde” si tinge di sfumature che vanno dal rosa intenso al pastello, uno spettacolo sorprendente quanto effimero.
Dalle città del Nord si parte per raggiungere in poche ore le dune di Wahiba Sands, che raggiungono i 150 metri d’altezza. Sono molti i tour operator che organizzano esplorazioni con giornate in fuoristrada sulla sabbia dalle cangianti sfumature rosse e dorate e nottate sotto le stelle in campi tendati.

LA COSTA: SUR E LA CAPITALE MASCATE

Scavalcata questa distesa di sabbia si arriva a Sur, città costiera racchiusa in una baia naturale con un affascinante quartiere portuale e i cantieri dove operai indiani costruiscono, completamente a mano, i dhow, imbarcazioni in legno tipiche del Golfo Persico e dell’Oceano Indiano.
Tappa finale a Mascate, che mantiene l’incanto di un’architettura tradizionale. Gioiello della capitale è la Grande Moschea voluta dal sultano Qaboos, alla guida del Paese dal 1970 e molto rispettato dagli omaniti. È aperta anche ai non musulmani e può ospitare fino a ventimila persone. Circondata da giardini con fontane zampillanti e alberi da frutto, questo luogo di preghiera, inaugurato nel 2001, è un trionfo di marmi, cupole, archi e muri decorati con motivi intarsiati. La sala principale ha pareti in marmo di Carrara, un immenso lampadario di cristalli e un tappeto persiano di 4.250 mq fatto a mano.

Per lo shopping, invece, la meta è la zona di Muttrah, con le antiche abitazioni in stile indiano affacciate sul porto e il suo souq coperto dove acquistare tessuti, incenso, gioielli artigianali, spezie e i khanjar.
Interessante anche una visita alla fabbrica di Amouage, azienda fondata in Oman 35 anni fa che produce il profumo più costoso del mondo e ha punti vendita in 90 paesi, compresa l’Italia. Al visitor centre si scoprono e si annusano le 120 piante e spezie utilizzate per la sua produzione. Per partecipare alla visita gratuita e fare magari qualche acquisto in boutique, basta presentarsi dalla domenica al giovedì dalle 8:30 alle 16:30.
Per un regalo più locale e meno costoso tappa al villaggio di Sibad, vicino a Mascate. Qui si trova lo showroom del Sidab Women’s Sewing Group (SWSG), una cooperativa sociale di donne omanite. In vendita, borse in stoffa decorate con motivi tradizionali, trousse per il trucco e tessuti per la casa.



 

lunedì 12 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - TERME DI BAIA

Baia: dove la Campania torna Felix

Dal Castello aragonese la vista spazia lontano, fino a tutta Napoli e al Vesuvio, oltre la collina di Posillipo, e, dall'altra parte, lungo Capo Miseno. Alla scoperta della "Las Vegas dell'Impero romano", con i suoi monumentali resti archeologici, terme e templi

Dall’Eneide a Pinocchio, da Agrippina ai Borboni: quello spicchio di terra e mare che si estende da Capo Miseno a Pozzuoli è un tale concentrato di storia e bellezza che la prima, necessaria indicazione è di affrontarlo con calma. Se ci si affaccia dal Castello aragonese di Baia la scelta appare inevitabile: la vista spazia lontano, fino a tutta Napoli e al Vesuvio, oltre la collina di Posillipo, e, dall’altra parte, lungo Capo Miseno. Qualsiasi dubbio sul perché gli imperatori romani adorassero questa zona scompare. Perfino gli scempi di Bagnoli e la speculazione di Napoli qui appaiano lontano benché con la tangenziale, se si è in auto, o addirittura con la metropolitana (fino a Pozzuoli) si arrivi in un poco tempo dal capoluogo campano. Traffico permettendo, ovvio. Ma non a caso anche la Bbc ha suggerito la meta, soprannominando Baia la “Las Vegas dell’Impero romano“.

Ma il miracolo di queste zone, se le si sceglie fuori dalla stagione balneare, è di dissolvere il caos della città e delle cittadine più a Sud. Baia si stende sotto i suoi monumentali resti archeologici, terme e templi, conservati benissimo e molto economici (con soli 4 euro si entra nei siti del circuito del Museo archeologico dei Campi Flegrei, ospitato nel Castello aragonese di Baia). In realtà non tutti i siti sono visitabili: a volte sono chiusi, a volte vanno prenotati, gli orari sono ristretti e il parcheggio non è mai facile. La pazienza, qui è d’obbligo, e i disservizi si stemperano nell’inevitabile gentilezza delle persone. E nella bontà della cucina, che finisce con l’imporre le sue soste. In ogni caso, a parte il fatto che la visita al Castello è gratuita durante la settimana, il biglietto festivo da 4 euro permette di vedere anche l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, le terme di Baia e il Parco archeologico di Cuma.

Però, soprattutto, quello che val la pena fare fuori stagione, è ripercorrere i percorsi della storia: sedersi a guardare la Casina Vanvitelliana su un’isoletta del Lago Fusaro. Era un casino di caccia che Ferdinando IV di Borbone fece progettare a Luigi Vanvitelli nel 1752. Ma per quasi tutti è ancora la casa della Fata turchina (Gina Lollobrigida), come appare nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini (1972). Poi è necessario fermarsi a spiare se davvero il Lago d’Averno è la porta degli Inferi, come Virgilio immagina, per il viaggio ultraterreno di Enea, nel sesto libro dell’Eneide. A Bacoli, verrà da chiedersi se davvero la cosiddetta Tomba di Agrippina contenga i resti della potente ed energica Agrippina minore, fatta qui uccidere dal figlio, l’imperatore Nerone, nel marzo del 59 a.C.. Ma gli spunti, dal Parco archeologico sommerso di Baia fino all’Antro della Sibilla, sono davvero tanti. Difficile scegliere. Al ritorno verso Napoli, però, una tappa non può essere saltata: il Rione Terra di Pozzuoli, dove oggi si visita l’antica colonia di Puteoli, fondata nel 194 a. C. e maggior porto di Roma fino alla fondazione di Ostia. La città era rimasta sepolta sotto il quartiere cinquecentesco fatto costruire dal viceré don Pedro de Toledo (1532-1553), a sua volta abbandonato per il bradisismo degli anni Settanta e Ottanta. Oggi, dopo un magnifico restauro, si entra da un portone cinquecentesco per piombare tra le strade dell’antica città romana: le installazioni multimediali aiutano a immergersi nell’atmosfera.

 

giovedì 8 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - SEUL

Cosa vedere a Seul. La città più cool dell’Asia

Riflettori accesi sulla Corea del Sud per le 23esime Olimpiadi invernali, in calendario nella contea di Pyeongchang, dal 9 al 25 febbraio. Dai monti Taebaek, cornice dei Giochi, alla capitale, il passo è breve: circa 180 chilometri e ci si tuffa in una metropoli sospesa tra follie del consumismo e morigeratezza di un confucianesimo tradizionale. Ecco 12 esperienze da vivere a Seul. Dallo street food nel più grande mercato del Paese ai tour K-Pop nel quartiere Gangnam, a musei come il MMCA di Gwancheon

 

 

Un viaggio in Corea non può prescindere dalla sua immensa capitale, Seul (per gli anglofoni Seoul), anima del Paese sia per sostanza che per assonanza (la pronuncia è “soul”, come la parola inglese che significa, appunto, anima). Tuttavia Seoul è una meta perfetta anche per uno stopover, ad esempio se si è in Giappone, oppure se si ha intenzione di virare a sud, in Australia. Se il tempo è tiranno e si vogliono comunque annusare le potenzialità della città, 24 ore son buone, anche perché Seul si presenta di più facile approccio rispetto alle sue omologhe asiatiche.
Per una conoscenza più approfondita, invece, la città conduce l’ospite con gentilezza e gradualità all’interno dell’affascinante, contraddittorio e labirintico mondo coreano, di cui Seul è assieme motore e prodotto, sintesi e amplificatore. In questo senso non c’è un limite alla permanenza in una città che trova sempre il modo per stupire e che, a qualunque ora del giorno e della notte, offre sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Qui c’è tutto e il contrario di tutto. Le follie del consumismo si mischiano alla morigeratezza di un confucianesimo dedito al lavoro e al culto della tradizione. Le classiche dicotomie “tradizionale e moderno”, “orientale e occidentale”, “religioso e laico”, ancora resistono ma, più spesso, si mischiano tra loro, creando nuovi composti, strane alchimie, inimmaginabili sincretismi.

SEOUL DALL’ALTO

Per una panoramica della città non c’è posto migliore della Seoul Tower  che svetta, sulla cima del monte Namsan, a 480 metri sul livello del mare (la sola torre è alta 237 metri). Luogo sacro del romanticismo, accoglie ogni anno milioni di pellegrini da tutta l’Asia, che accorrono per vedere di persona il set di alcune delle scene della serie TV più famosa del continente, “My love from the Star”. Nella terrazza sotto la torre ci si dichiara alla propria innamorata, si serrano i lucchetti dell’amore e si scatta l’immancabile foto ricordo. Il top è andarci di sera, anche per cenare nel ristorante panoramico, con la torre completamente illuminata e le luci della città che si stendono sterminate oltre l’orizzonte.

UNA MASCHERA DI BELLEZZA A MYEONG-DONG

Milioni di donne coreane dedicano quasi un’ora al giorno per avere una pelle di seta, chiara e senza imperfezioni. Myeong-dong, movimentato quartiere dello shopping, è la Mecca della cosmesi: qui decine di shop di maschere di bellezza, uno in fila all’altro, si mischiano alle bancarelle dello street food e alle vetrine dei grandi brand internazionali, da Uniqlo a Zara. Intanto la musica rimbomba fuori dai negozi e il popolo dello shopping si mescola con commesse buttadentro e morbidi peluche a dimensione umana che inneggiano a sconti, regalano campioni di prodotto o pubblicizzano l’ultimo dog cafè aperto nella zona. Meglio andarci  nel tardo pomeriggio: più persone, più confusione, più divertimento.

LA CITTÀ DEL DESIGN

Già prima del 2010, quando Seul fu nominata Capitale Mondiale del Design, la megalopoli coreana è diventata uno dei punti di riferimento internazionale delle nuove tendenze architettoniche e artistiche del continente. Lo skyline di Seul è punteggiato da grattacieli, opere e aree progettate da architetti di fama internazionale. Ultima in ordine di tempo è la Dongdaemun Design Plaza, dalla forma atipica e l’inconfondibile tratto di Zaha Hadid. Al suo interno sale per conferenze, mostre, esibizioni, un museo del design, caffè, ristoranti e negozi aperti 24 ore.

SHOPPING NOTTURNO A DONGDAEMUN

Proprio di fronte all’opera dell’archistar anglo-irachena sorge il distretto commerciale che non chiude mai: il più grande della Corea, dove ogni notte fino alle 5 di mattina c’è qualcosa di aperto. Enormi shopping mall che si sviluppano all’interno di fiammanti grattacieli, con centinaia di piccoli negozi in cui comprare di tutto, dai vestiti alle scarpe, dalle borse all’elettronica. I più famosi? Da Il Migliore a Maxtyle, da Lotte al mall della Hyunday.

RIFUGIARSI NELLE SALE DA TÈ

Non è difficile trovare del buon caffè in Corea. Con quasi 300 punti vendita, Starbucks, l’azienda simbolo del caffè globale, rende Seul prima al mondo per numero di caffetterie dello storico marchio americano. Eppure la tradizione coreana delle sale da tè resiste anche alle spallate delle grandi multinazionali. Nel piccolo e affollatissimo quartiere di Insa-dong, tra gallerie artigiane e negozi di souvenir, se ne trovano d’interessanti. Tra queste la Sin Yetchatjip, una delle più antiche sale da tè della città, all’interno di un hanok, la casa tradizionale coreana, in fondo a un vicoletto nascosto alla confusione della via principale (33-1, Insadong-gil, Jongno-gu, Seoìul). Un’oasi magica per trovare un po’ di pace e fuggire dalla confusione del quartiere, gustando una delle diverse varietà di tè presenti nel menù.

BUKCHON, L’ULTIMO VILLAGGIO TRADIZIONALE

Per vedere con i propri occhi uno spaccato architettonico della Corea tradizionale, con i suoi 900 hanok, il Bukchon Hanok Village non è lontano dalla brulicante Insa-dong, tra i palazzi Gyeongbokgung e Changdeokgung. Luogo perfetto per vedere botteghe artigiane, sperimentare l’arte della lavorazione della ceramica o imparare a dipingere alla maniera tradizionale. Per esempio al Gaheo Minwha Museum dove la signora Yoon condurrà il curioso nei meandri delle antiche tecniche pittoriche. Di giorno il villaggio è molto frequentato ma al mattino presto e la sera diventa un’isola di quiete.

 


martedì 6 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - PALERMO GOLOSA

Palermo golosa, tra ristoranti e street food

Capitale italiana della cultura e dell'arte contemporanea, con "Manifesta 12". Ma anche crocevia del gusto. Un’identità che, nel corso dei secoli, si è costruita attraverso il cibo. E che oggi è motore di rinnovamento e apertura internazionale. Ecco un tour tra  esperimenti etnici, fritture on the road nei mercati e antichi palazzi trasformati in oasi gastronomiche

 

Palermo capitale italiana della cultura nel 2018. Un motivo di orgoglio per il sindaco, Leoluca Orlando: “Oggi viviamo in una città attraente a livello internazionale e tutto questo l’abbiamo ottenuto dicendo che siamo mediterranei, cioè esaltando la nostra identità”. Un’identità che, nel corso dei secoli, si è costruita anche attraverso la gastronomia: con questa chiave di lettura Dove propone un viaggio alla scoperta dei sapori nel capoluogo siciliano, che vivrà tanti appuntamenti prestigiosi, fra cui la biennale di arte contemporanea Manifesta 12 (dal 16 giugno al 4 novembre).

Qui il cibo è festa, accoglienza, occasione per condividere tempi e spazi, come si è visto anche durante l’ultimo Palermo Street Food Fest, evento che celebra il cibo di strada e che, nell’ultima edizione di dicembre, ha registrato oltre 600 mila presenze. Il profumo e i sapori sono un richiamo anche a Palazzo Belmonte Riso, nel cuore del centro storico. L’edificio di fine Settecento, appartenuto ai Principi Ventimiglia di Belmonte, oltre a ospitare il Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanearte contemporanea, offre l’occasione per gustare uno spuntino vegetariano al Freschette Caffè Riso, inaugurato la scorsa estate all’interno del palazzo.

Chi vuole assaggiare le specialità della cucina siciliana può fare pochi passi, lungo il vicino corso Vittorio Emanuele, e affidarsi alla chef palermitana Sarah Bonsangue, 33 anni, una laurea in giornalismo in tasca e un’altra vita in cucina: “L’atmosfera in città è veramente cambiata: gli abitanti si sono ripresi il loro centro storico. C’è un fermento di idee, progetti, speranze”. Bonsangue lavora a I Cucci, bistrot e ristorante sulla rinnovata piazza Bologni; le sue specialità sono il fritto di calamari su patate schiacciate allo zenzero, il baccalà “a sfincione” affumicato all’origano fresco di montagna e il celebre cannolo di Piana degli Albanesi.

“Questo è davvero il momento giusto per scommettere sulla nostra identità mediterranea, anche in cucina”, dice orgoglioso Gianni Pizzo, che nel suo locale sempre affollato, Pizzo e Pizzo, espone i piatti e gli ingredienti squisiti della gastronomia locale: bottarga di tonno, ma anche formaggi particolari come la Tuma Persa, che “si chiama così perché il pastore che l’ha inventata aveva dimenticato un secchiello di formaggio in una grotta. Quando l’ebbe ritrovata, e assaggiata, si rese conto di avere in mano una nuova ricetta”.

PALERMO: NIGHTLIFE E CULTURA

Le cose da vedere, in città, sono tante. Ai Cantieri Culturali alla Zisa, nel Centro Internazionale di Fotografia diretto da Letizia Battaglia, inaugurato a novembre, si visitano mostre interessanti. Altre esposizioni si tengono periodicamente nella Chiesa di Maria Santissima Annunziata, comunemente detta “La Pinta”, riaperta dopo un lungo restauro.
Per dormire in un posto insolito si può fare una sosta da Indigo Rooms, all’interno di Palazzo Lampedusa, dimora storica della famiglia di Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa e autore del romanzo Il Gattopardo. Finito di restaurare nel 2015, l’edificio ospita uno studio di produzione musicale che ha scoperto i più talentuosi artisti della scena indipendente siciliana. All’interno c’è un b&b dove si può vivere un’esperienza a tu per tu con gli artisti, usare gli spazi comuni, fare incontri interessanti.

Nelle strade del centro, sia il cuore storico, sia la zona elegante della città, il salotto dello shopping tra il Teatro Politeama e via Libertà, nascono in ogni stagione locali gestiti da giovani: la disoccupazione qui si fronteggia anche così, armandosi di pentole e padelle. L’associazione Molti Volti, per esempio, nel popolare mercato di Ballarò, ha fatto della multiculturalità del quartiere il proprio punto di forza: “Il nostro cuoco afgano è un ex comandante dell’esercito, profugo di guerra”, racconta Claudio Arestivo, fondatore dell’associazione. “Il menu ha sapori mediorientali e puntiamo molto sul cuscus di pesce”. L’internazionalità e l’accoglienza si respirano anche da Sciúrum, nuovo e bellissimo cocktail bar, con bistrot e ristorante, aperto da Nasser Charles Ayazpour, poeta e designer persiano, innamorato di Palermo. Il locale è pieno di oggetti di modernariato selezionati e restaurati dallo stesso Ayazpour.

Nei pressi del mercato della Vucciria (dal francese boucherie, macelleria), in un edificio del XVI secolo in cui lo scultore Antonio Gagini creava le sue opere, c’è il Gagini Social Restaurant: lo chef Gioacchino Gaglio, 34 anni, firma tagliatelle di calamaro, polpi alla griglia, cassate, servite anche a un tavolo comune dove commensali di tutto il mondo possono conoscersi e condividere esperienze. Perfetta sintesi di una città social, che per ripartire punta sugli ospiti e su se stessa, sul proprio passato e sui propri giovani. Con il motore potente della gastronomia. Per ultima, dopo cena, non va dimenticata una tappa nella piazza del Teatro Massimo. Le luci fanno brillare le facciate dei palazzi e nelle vie a pochi metri dal teatro, in una zona piena di locali, detta “la Champagneria”, si può attendere la notte. Con lentezza. E in (straripante) compagnia.


 

venerdì 2 febbraio 2018

PARTIRIPARTI - TOUR A CAVALLO IN TOSCANA

Tour a cavallo in Toscana

Vi proponiamo alcune escursioni a cavallo per visitare la splendida Toscana!

Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci!



La Val di Farma

vasta e selvaggia area di colline ricoperte di boschi e foreste  a cavallo delle provincie di Siena e Grosseto, nella parte più a sud della TOSCANA.
Qui vivono ancora molti animali selvatici come daini, caprioli, cervi, volpi, tassi, cinghiali, istrici..
Il Lupo Appenninico é presente con alcuni esemplari che formano  piccoli branchi; sono molto guardinghi, ma può capitare di incontrarli in qualche vallone solitario...
 
Numerosi e limpidissimi i corsi d'acqua, con angoli  spettacolari  lungo il torrente Farma, come i CANALONI , un susseguirsi di cascatelle su un grande lastrone di granito, o la VOLTACCIA, larga insenatura del torrente tra una parete rocciosa e una grande spiaggia di sabbia e sassolini.
Quì in estate si fanno ottimi bagni.
Dalla Val di Farma si raggiunge in poco tempo la splendida e solitaria Abbazia di San Galgano, costruita alla fine del 13° secolo ai piedi della Cappella di Monte Siepi, dove si trova la Spada del Santo infissa nella roccia.
 

La Val d'Orcia e le colline di Montalcino

dove  arte, storia e sapori della terra si fondono mirabilmente. I Castelli di Argiano, Poggio alle Mura, Casenovole, Monte Antico, Ripa d'Orcia sono le tappe di un percorso nel tempo che raggiunge la millenaria Abbazia di Sant'Antimo, punto di sosta per i Pellegrini che nel Medioevo si recavano in pellegrinaggio a Roma lungo la Via Francigena.
Tutt'attorno i filari delle vigne che hanno reso famoso il  Brunello di Montalcino, l'ottimo vino rosso molto spesso indicato come il migliore del mondo.
Grandi sono le vedute sul Monte Amiata fin giù verso il mare.
 

La Tuscia

tra antiche e suggestive Città, Necropoli e Vie Cave o Tagliate, costruite dagli ETRUSCHI  in profondi valloni immersi in una folta vegetazione nella parte del Lazio che confina  con la Toscana.
Con i nostri cavalli andremo alla scoperta di Vulci, San Giovenale, San Giuliano, Luni sul Mignone, Norchia , di cui rimangono importanti reperti, e raggiungeremo antichi borghi appollaiati su speroni di tufo come Pitigliano, Barbarano Romano, Civitella Cesi .
 

Con i Butteri nel  Parco Regionale della Maremma

alle porte di Grosseto, dove pascolano le vacche ed i cavalli maremmani dell'Azienda Regionale Terre di Toscana. Quì lavorano ancora dei ragazzi che svolgono la mansione del Buttero, mitica figura di cavalcante guardiano che ha fatto la storia della Maremma.
Con loro è possibile uscire a cavallo  a fare il giro dei pascoli per il controllo delle mandrie di vacche e cavalli, dei vitelli e dei puledri.
Spesso si arriva fino alla Spiaggia di Collelungo, un lembo di sabbia incantevole e selvaggia affacciata su un mare limpidissimo.

Le Terme di Petriolo

si trovano a circa 8 km. da Civitella Marittima.
Già conosciute in epoca Romana, furono frequentate da Papi e Condottieri.
Un forte getto di acqua calda sgorga da sottosuolo e crea una serie di piccole  vasche da bagno prima di cadere nel torrente Farma.
Il forte odore di zolfo è dovuto alla grande quantità di idrogeno solfato . L'ingresso è libero.Per chi lo desidera, un piccolo Stabilimento Termale offre a pagamento la possibiltà di usufruire di alcuni servizi come Fanghi Termali, Massaggi, Inalazioni e Piscina termale  interna ed esterna.