Mosca: cento anni di Rivoluzione e non sentirli
Nella notte
del 7 novembre di un secolo fa i Bolscevichi presero il Palazzo
d'Inverno nell'allora Pietrogrado. Ma a cento anni dalla Rivoluzione
d'Ottobre, Lenin non è un mito. Le lunghe file per visitare la sua salma
nel Mausoleo sulla Piazza Rossa di Mosca sono fatte da turisti, quasi
tutti cinesi. E la metropoli non ha messo in piedi grandi
festeggiamenti. Ecco cosa resta dell'epopea sovietica nella capitale
Per comprendere che cosa resta oggi della Rivoluzione sovietica a Mosca basta andare in un’ex fabbrica: è
Ottobre Rosso o
Krasny Oktyabr,
fabbricava cioccolata e oggi è un centro poli-culturale alternativo
molto chic e anche piuttosto caro (l’indirizzo è Bersenevskaya nab. 6),
in cui gallerie d’arte e piccoli musei si alternano a locali e
ristoranti. Il più quotato è lo
Strelka Bar, sulla cui
terrazza affacciata sulla Moscova, d’estate, è impossibile trovare posto
se non si prenota e il cui nome è lo stesso della contigua
scuola di design,
la più moderna della città. Come dire: tra murales stile pop-art, studi
minimalisti e locali di design, qui non c’è traccia di nostalgia.
Tutt’al più il mood è esterefilo, pur in una Russia sempre più
nazionalista e pro-Putin.
A cento anni dalla Rivoluzione sovietica, insomma, Lenin non è un mito. Le lunghe file per visitare la sua salma nel
Mausoleo sulla
Piazza Rossa
sono costituite da turisti, quasi tutti cinesi. Al limite il rimpianto è
per Stalin, considerato, al netto dei suoi crimini, il difensore della
potenza russa. Tanto che il bellissimo
Museo dei gulag (1-y
Samotechniy Pereulok 9, Building 1, vicino alle fermate
della metro Dostoevskaya e Novoslobodskaya) ha ricevuto minacce. E il
monumento alle vittime, accanto alla fermata della
Lubjanka, una pietra proveniente dalle
Isole Solovki (posta dall’Associazione Memorial), è circondata da un cantiere. Accanto, la famigerata
sede dei servizi segreti russi: vi
sono morte migliaia di persone, uccise senza processo. Oggi la si può
fotografare senza problemi. A dire il vero si può fotografare tutto:
anche all’interno del Cremlino non esistono divieti.
La Lubjanka va raggiunta non soltanto perché fa parte del tour
classico di Mosca, ma anche perché la piazza su cui sorge ospita anche
il
museo Majakovskij (in questo periodo chiuso per
restauro) e in particolare la stanza di soli 12 metri quadrati in cui il
poeta visse e dove si suicidò nel 1930. Sotto, l’interessante libreria
Biblio-Globus. La tomba di Majakovskij si trova invece nel
cimitero di Novodevičij, che è diventato una delle principali mete turistiche della città: da Anton
Čechov a Nikolaj
Gogol, passando per Michail
Bulgakov, vi sono sepolti grandi scrittori, registi come Sergej
Ėjzenštejn, musicisti come Sergej
Prokof’ev, ma vi riposano anche Nikita
Chruščëv, Boris
Eltsin e
Raisa
Gorbačëva.
I russi continuano a venerare i loro grandi scrittori tanto che la
casa di Lev Tolstoj è
un museo molto frequentato e conservato come un luogo sacro. E a
proposito di sacro, impossibile ignorare la rinascita dello spirito
religioso, a cui spesso si accompagnano posizioni politiche molto
conservatrici e un nuovo culto dello zar Nicola II, dal
2000 proclamato santo dalla Chiesa ortodossa con tutta la famiglia.
Risultato: chiese tirate a lucido, come la ricostruita
cattedrale di Cristo Salvatore o le magnifiche
chiese del Cremlino, e
file di fedeli a baciare le icone, accompagnati da torme di turisti da
tutto il mondo. Ovviamente le chiese del Cremlino, concentrate nella
piazza delle Cattedrali, meritano una visita, soprattutto la
Cattedrale dell’Arcangelo Michele, costruita dall’architetto italiano
Aloisio Nuovo, e quella dell’
Annunciazione, con icone di
Andrej Rublëv nell’iconostasi. Le celeberrima San Basilio è rimasta un museo, le altre sono state riaperte al culto.
Ma Mosca, abbiamo detto, guarda soprattutto al futuro ed è diventata
una città ospitale e molto internazionale. Già il profilo della
City,
con i suoi grattacieli di vetro, richiama il proliferare degli affari.
Anche in centro, per esempio nella bellissima zona della
Galleria Tretjakov (il
museo è imperdibile e la zona ricorda i migliori quartieri verdi del
Nord Europa), sorgono nuovi isolati dal design modernissimo e quasi
metafisico. E a proposito di modernità: la zona dello shopping di lusso,
alle spalle del
Teatro Bolshoi e nelle vie tra il Bolshoi e la Lubjanka conservano ancora tracce del passato rivoluzionario: sulla facciata dell’
hotel Metropol, un bellissimo edificio Art Nouveau, una lapide ricorda gli scontri tra bolscevichi e governo provvisorio.
Il tour della Rivoluzione, in modo forse un po’ malinconico, può
forse concludersi, dopo una passeggiata sull’ormai troppo turistica
Arbat, in due piazze: quella della
Stazione Finlandia, davanti a cui troneggia una grande statua di Lenin. E nella piazza delle tre stazioni, o piazza
Komsomol, su cui sorge la
stazione Jaroslavskij,
capolinea occidentale della Transiberiana, da cui partono ancora oggi i
treni per la Siberia e la Cina. Sullo sfondo si erge uno dei sette
grattacieli di Stalin, le cosiddette
Sette sorelle, che più che edifici sovietici sembrano castelli di film Fantasy.