giovedì 9 novembre 2017

PARTIRIPARTI - MOSCA

Mosca: cento anni di Rivoluzione e non sentirli

Nella notte del 7 novembre di un secolo fa i Bolscevichi presero il Palazzo d'Inverno nell'allora Pietrogrado. Ma a cento anni dalla Rivoluzione d'Ottobre, Lenin non è un mito. Le lunghe file per visitare la sua salma nel Mausoleo sulla Piazza Rossa di Mosca sono fatte da turisti, quasi tutti cinesi. E la metropoli non ha messo in piedi grandi festeggiamenti. Ecco cosa resta dell'epopea sovietica nella capitale



Per comprendere che cosa resta oggi della Rivoluzione sovietica a Mosca basta andare in un’ex fabbrica: è Ottobre Rosso o Krasny Oktyabr, fabbricava cioccolata e oggi è un centro poli-culturale alternativo molto chic e anche piuttosto caro (l’indirizzo è Bersenevskaya nab. 6), in cui gallerie d’arte e piccoli musei si alternano a locali e ristoranti. Il più quotato è lo Strelka Bar, sulla cui terrazza affacciata sulla Moscova, d’estate, è impossibile trovare posto se non si prenota e il cui nome è lo stesso della contigua scuola di design, la più moderna della città. Come dire: tra murales stile pop-art, studi minimalisti e locali di design, qui non c’è traccia di nostalgia. Tutt’al più il mood è esterefilo, pur in una Russia sempre più nazionalista e pro-Putin.
A cento anni dalla Rivoluzione sovietica, insomma, Lenin non è un mito. Le lunghe file per visitare la sua salma nel Mausoleo sulla Piazza Rossa sono costituite da turisti, quasi tutti cinesi. Al limite il rimpianto è per Stalin, considerato, al netto dei suoi crimini, il difensore della potenza russa. Tanto che il bellissimo Museo dei gulag (1-y Samotechniy Pereulok 9, Building 1, vicino alle fermate della metro Dostoevskaya e Novoslobodskaya) ha ricevuto minacce. E il monumento alle vittime, accanto alla fermata della Lubjanka, una pietra proveniente dalle Isole Solovki (posta dall’Associazione Memorial), è circondata da un cantiere. Accanto, la famigerata sede dei servizi segreti russi: vi sono morte migliaia di persone, uccise senza processo. Oggi la si può fotografare senza problemi. A dire il vero si può fotografare tutto: anche all’interno del Cremlino non esistono divieti.

La Lubjanka va raggiunta non soltanto perché fa parte del tour classico di Mosca, ma anche perché la piazza su cui sorge ospita anche il museo Majakovskij (in questo periodo chiuso per restauro) e in particolare la stanza di soli 12 metri quadrati in cui il poeta visse e dove si suicidò nel 1930. Sotto, l’interessante libreria Biblio-Globus. La tomba di Majakovskij si trova invece nel cimitero di Novodevičij, che è diventato una delle principali mete turistiche della città: da Anton Čechov a Nikolaj Gogol, passando per Michail Bulgakov, vi sono sepolti grandi scrittori, registi come Sergej Ėjzenštejn, musicisti come Sergej Prokof’ev, ma vi riposano anche Nikita Chruščëv, Boris Eltsin e Raisa Gorbačëva.
I russi continuano a venerare i loro grandi scrittori tanto che la casa di Lev Tolstoj è un museo molto frequentato e conservato come un luogo sacro. E a proposito di sacro, impossibile ignorare la rinascita dello spirito religioso, a cui spesso si accompagnano posizioni politiche molto conservatrici e un nuovo culto dello zar Nicola II, dal 2000 proclamato santo dalla Chiesa ortodossa con tutta la famiglia. Risultato: chiese tirate a lucido, come la ricostruita cattedrale di Cristo Salvatore o le magnifiche chiese del Cremlino, e file di fedeli a baciare le icone, accompagnati da torme di turisti da tutto il mondo. Ovviamente le chiese del Cremlino, concentrate nella piazza delle Cattedrali, meritano una visita, soprattutto la Cattedrale dell’Arcangelo Michele, costruita dall’architetto italiano Aloisio Nuovo, e quella dell’Annunciazione, con icone di Andrej Rublëv nell’iconostasi. Le celeberrima San Basilio è rimasta un museo, le altre sono state riaperte al culto.

Ma Mosca, abbiamo detto, guarda soprattutto al futuro ed è diventata una città ospitale e molto internazionale. Già il profilo della City, con i suoi grattacieli di vetro, richiama il proliferare degli affari. Anche in centro, per esempio nella bellissima zona della Galleria Tretjakov (il museo è imperdibile e la zona ricorda i migliori quartieri verdi del Nord Europa), sorgono nuovi isolati dal design modernissimo e quasi metafisico. E a proposito di modernità: la zona dello shopping di lusso, alle spalle del Teatro Bolshoi e nelle vie tra il Bolshoi e la Lubjanka conservano ancora tracce del passato rivoluzionario: sulla facciata dell’hotel Metropol, un bellissimo edificio Art Nouveau, una lapide ricorda gli scontri tra bolscevichi e governo provvisorio.
Il tour della Rivoluzione, in modo forse un po’ malinconico, può forse concludersi, dopo una passeggiata sull’ormai troppo turistica Arbat, in due piazze: quella della Stazione Finlandia, davanti a cui troneggia una grande statua di Lenin. E nella piazza delle tre stazioni, o piazza Komsomol, su cui sorge la stazione Jaroslavskij, capolinea occidentale della Transiberiana, da cui partono ancora oggi i treni per la Siberia e la Cina. Sullo sfondo si erge uno dei sette grattacieli di Stalin, le cosiddette Sette sorelle, che più che edifici sovietici sembrano castelli di film Fantasy.