Roero: tour del gusto da Alba a Canale, tra tartufi e Arneis
Non solo la Fiera
del tartufo, la "grande
abbuffata" la si fa su e giù per le suggestive colline piemontesi, tra
vigneti prestigiosi, giovani chef stellati e paesaggi che profumano di
tradizione
Non solo Alba, però: il fermento di sapori ha contagiato tutto il territorio di Langhe e Roero. Le dolci colline tappezzate dai filari e dai noccioleti, tanto care a Cesare Pavese,
con le strade di campagna che si perdono nei rossi e nei gialli
dell’autunno, attraversano vecchi borghi e toccano antichi castelli,
regalano paesaggi unici, protetti dall’Unesco. Sono un
caso di successo: dopo un ottimo 2016, che ha visto un +9,6% di arrivi e
un +7,4% di presenze, anche luglio scorso ha segnato un 15% in più
delle presenze rispetto all’anno precedente.
E sono tante le novità. Come il nuovo shop dell’
Enoteca del Roero, a
Canale,
che ha aperto il 15 ottobre nel complesso edilizio dell’Asilo Infantile
Regina Margherita, risalente al secolo scorso. “Il nuovo shop sfrutta
le alte volte con una balconata che ricorda le grandi biblioteche del
passato – spiega Pier Paolo Guelfo, presidente dell’enoteca – È un
rimando alla natura del vino, che come un libro racconta le storie di
tante famiglie, con le fatiche e i successi”. Oltre allo shop, dove
acquistare le bottiglie di
Arneis,
Favorita,
Roero,
Nebbiolo o
Birbèt,
l’enoteca ospita strutture espositive, la cantina dove si conservano i
vini, le sale conferenze e degustazione. In più, la grande cucina:
sotto, la più informale (e economica)
Osteria, con piatti della tradizione e vini al bicchiere, sopra quella stellata del
Ristorante, con stanze eleganti sui toni del bianco e nero. Alla guida c’è
Davide Palluda, capace di ribaltare la tradizione sabauda con mano giocosa, dai
“panini” di meringa salata ripieni di ovuli e carne cruda al
Piccione in crosta di tartufo nero.
I cambiamenti toccano anche gli indirizzi blasonati. Tra questi, il suggestivo
Castello di Guarene, Relais & Châteaux che fu la residenza di
Carlo Giacinto Roero,
signore del luogo. Dietro la facciata dello Juvarra si aprono ambienti
lussuosi e un ristorante che dalla scorsa primavera è guidato da
Gabriele Boffa, classe 1987. Il menu combina le ricette piemontesi a tocchi sudamericani (Boffa ha lavorato in Messico e Brasile), come nel
Ceviche all’italiana.
È un tripudio di barocco, con stucchi e affreschi del ‘700, anche la sala che da un paio di anni ospita
Da Francesco a
Cherasco, premiato dalle ultime stelle Michelin.
Francesco Oberto, poco più che trentenne, propone ricette ripensate, come la
Tartare di gamberi rossi, spuma di Roccaverano e i
Plin d’anatra, burro agli agrumi, semi di lino tostati.
I piatti di Francesco Oberto si possono assaggiare anche al
Relais Unico, inaugurato a giugno a
San Giovanni di Cherasco.
Come dice il nome, si offre a un unico cliente che può godersi il lusso
di un castello tutto per sé (o per un gruppo di amici). Certo, i prezzi
sono per pochi: 3.000 euro nei week end, 500 al giorno (per suite) in
settimana. Ma l’atmosfera “reale” è garantita: dalla vista sulla distesa
di prati e colline che corre fino alle Alpi agli arredi con mobili
antichi e oggetti d’arte, fino ai tanti servizi, dal maggiordomo
all’arrivo in mongolfiera. Il progetto è di “A group”, società turistica
cuneese impegnata da 20 anni sul territorio, che ha riportato in vita
il piccolo maniero documentato già nel 901. Dentro, solo due suite
chiamate come il paesaggio su cui si affacciano, Alpi e Langhe.
Rimanendo in cucina, è giovane pure un’altra delle nuove stelle scese in Piemonte con l’ultima Guida Michelin. È il trentunenne
Michelangelo Mammoliti, che però già vanta un passato con Ducasse, Marchesi, Gagnaire. L’ha guadagnata alla
Madernassa, villetta a
Guarene
che fu un’osteria e oggi ha 6 camere, una spa e una bella piscina. Gli
ingredienti sono i prodotti della terra e dell’orto, ma anche radici
dimenticate, fiori, erbe selvatiche, lavorati in modo nuovo, con tocchi
d’oriente. Qualche esempio? I
Ni plin ni agnulot, sorta di caramelle di ricotta di pecora con emulsione di crescione e cannella o il
Tokyo-Guarene, filetto di fassona marinato al miso e servito con uno jus di alga kombu.
Si è aperta una nuova avventura anche per
Andrea Ribaldone, che dallo stellato La Fermata di Alessandria è passato all’
Osteria Arborina. È all’Arborina Relais, boutique hotel a
La Morra: moderno ma non freddo, gode di uno splendido affaccio sulle colline del
Barolo. Da provare i piatti che hanno reso famoso lo chef:
Agnolotti in due servizi, dove i classici agnolotti sono serviti su una cupola di ghiaccio tritato, o gli
Spaghetti Milano, nato con Expo Milano 2015, dove lo spaghettone è mantecato con un risotto alla milanese, ma stracotto.
Dopo gli assaggi, c’è voglia di mettersi alla prova ai fornelli in prima persona? Tra queste colline si può. Si chiama
Terra ed è la scuola di cucina aperta da un paio d’anni nel castello di
Roddi.
Seicento metri quadri con 14 postazioni e lezioni in italiano, francese
e inglese rivolte a tutti, professionisti e no. Per cimentarsi con
ricette della tradizione e i prodotti del territorio, in primis il
prezioso tartufo.