Viaggio lungo la Via Silente in Cilento: in bici, a piedi, in kayak tra canyon e borghi
Itinerario
insolito nel Parco Nazionale del Cilento, percorrendo un lungo sentiero
ad anello, che tocca borghi rurali, vallate e oasi naturali. Da Felitto
alle grotte del Bussento, fino ai borghi sul mare: tutte le tappe, le
dritte e i racconti di chi ci vive, per scoprire uno dei paesaggi più
remoti e intatti del sud Italia
Castelnuovo Cilento. Una torre merlata d’epoca medievale e un pugno di abitazioni, il bar in piazza e
La Casa Silente km zero. Parte da qui la Via Silente, un itinerario ad anello che attraversa l’intero
Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni:
600 chilometri da percorrere in bici, di paese in paese, scavallando cime e valloni in uno dei paesaggi più remoti e intatti del sud.
Sulla mappa che si ritira alla partenza appare come una tortuosa linea
rossa che corre lungo il tratto costiero e poi si inoltra tra le
montagne, nel Cilento più interno e sconosciuto. Per percorrerla tutta e
portarsi a casa la Silentina completa, il documento di viaggio che
attesta con un timbro tutti i passaggi e le 15 tappe, occorrono due
settimane e gambe buone. Ma si può scegliere solo un tratto, un
itinerario più breve, o richiedere un tour assistito ai ragazzi dell’
Associazione La Via Silente:
un team affiatato che ha organizzato il percorso, la segnaletica e
l’indispensabile road map, che riporta le distanze e i livelli
altimetrici. Un lavoro certosino, risultato di due anni di studio ed
esperienza sul campo. Tutto, infatti, ha inizio nel giugno 2014, quando
Simona Ridolfi e
Carla Passarelli decidono di percorrere il
Cilento
in bici per conoscere meglio la loro terra e chi ci abita. Pedalano per
28 giorni e centinaia di chilometri, tracciando così il primo e unico
ciclopercorso italiano che si snoda interamente all’interno di uno dei
più grandi parchi nazionali del Paese,
Riserva della biosfera e Patrimonio Unesco dal 1998.
“L’abbiamo chiamata La Via Silente perché il silenzio accompagna il
viaggio. Un silenzio che non è assenza di suoni, ma qualità di ascolto”,
spiega Simona Ridolfi.
LA VIA SILENTE IN CILENTO: RAFTING E KAYAK TRA LE GOLE DEL CALORE
Il
Cilento, a sud di Salerno, è una regione nella
regione, un territorio vasto oltre 1.800 chilometri quadrati, con vette
che sfiorano i duemila metri, pianori erbosi e boschi impenetrabili,
inghiottitoi carsici e fiumi dove dimora la lontra e la bicicletta cede
il passo al
kayak o al
rafting.
A
Felitto il Calore scava gole profonde, con pareti alte fino a dieci metri, disegnando un paesaggio incontaminato: in località
Remolino si accede facilmente alle rive. L’
associazione Gole del Calore propone
escursioni in canoa, percorsi guidati di
trekking e
torrentismo
per calarsi negli anfratti carsici e inaccessibili del fiume. Il
sentiero che risale il corso d’acqua, a tratti impetuoso, si percorre
facilmente anche da soli e consente di ammirare dall’alto il canyon fino
al
Ponte di Pretatetta, formato da due enormi massi
franati e sospesi a mezz’aria: qui, attraversando il ponte con una scala
di legno a pioli, si raggiunge la sponda del calore. Il paesaggio
invita alla sosta: roccia bianca, vegetazione fitta e solo lo scrosciare
dell’acqua.
Il paesino di Felitto è sulla rupe che sovrasta il fiume: conserva
ancora porzioni delle mura di cinta dell’anno Mille e alcune delle 13
torri di guardia che difendevano l’abitato, stretto intorno ai bastioni
della
Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, un gioiello inaspettato di architettura. Tra i vicoli del centro antico si dorme bene al b&b
Il Vicolo del Cilento,
una delle tappe suggerite dalla Via Silente: Alessandro Sabetta
accoglie gli ospiti con garbo; le stanze sono ben attrezzate, alcune con
balconcino e vista sui tetti; la prima colazione è abbondante e
genuina. Felitto è anche il paese del
fusillo fresco,
impastato con acqua, farina e uova, fatto ancora a mano con l’ausilio
del ferretto dalle donne locali: una pratica antica che si tramanda di
madre in figlia, identità del luogo e piatto da provare, rigorosamente
con il ragù di castrato.
SOSTA A STIO: CUCINA CONTADINA E BOSCHI DI CERRO
Il Cilento è un popolo di contadini e artigiani, di tradizioni che si preservano intatte da secoli. Come quella dei
Ciccimmaretati,
un primo piatto a base di ceci, fagioli, lenticchie, grano e granturco:
era il pasto povero dei contadini, fatto con le rimanenze dei legumi
che venivano mischiati in pentola.
Stio, 800 abitanti, è un’altra gemma nascosta: case di pietra con bei portali scolpiti e balconi fioriti, la
chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo e l’immancabile bar del paese, luogo di incontro e gioco di carte. Nel centro storico c’è
Casa di Stio.
Lo stemma baronale che sormonta il portone ligneo dichiara le origini
signorili del palazzo, il cui nucleo originale risale al tardo Seicento,
ma la struttura attuale è riconducibile alla metà del XVIII secolo.
Varcando l’ingresso si ha la sensazione di entrare in un’altra epoca,
popolata da fattori e mezzadri: il grande cortile rettangolare di pietra
era il fulcro di un’economia agricola che ruotava intorno ai
possedimenti del barone. “Qui arrivavano i contadini per portare uva,
olio, grano: le botti monumentali della cantina, le giare centenarie,
gli scardassi e gli altri utensili per lavorare la lana sono tuttora
testimoni delle produzioni che qui si svolgevano”, racconta Franca
Pasca, che accoglie gli ospiti in quattro stanze arredate con mobili di
famiglia, condividendo il bel patio, la biblioteca, il giardino e il
salone con il camino. Il tratto che da Stio conduce a Felitto è una
meravigliosa pedalata di circa 20 chilometri, che costeggia
boschi di cerro e faggio, con ampie vedute sulla
valle del fiume Alento.
ROSCIGNO VECCHIA, IL PAESE FANTASMA LUNGO LA VIA SILENTE IN CILENTO
Una tappa obbligata è
Roscigno vecchia, il paese
fantasma, dove tutto sembra fermo ai primi del Novecento, quando gli
abitanti furono invitati dal Genio civile a lasciare le loro case per
l’instabilità del terreno. La piazza con la grande fontana lavatoio, la
chiesa madre, le abitazioni costruite in pietra legata con calce e
sabbia, le stalle e le cantine raccontano la
tipica architettura rurale di un’epoca lontana.
In questo contesto, che appare cristallizzato e irreale, si incontra
Giuseppe Spagnuolo,
unico abitante del posto. Siede solitario sotto il platano gigante o
vicino al pozzo. Si definisce “abitante libero e abusivo, sindaco,
dottore e custode” di Roscigno. Riceve i turisti, apre loro le porte
della Pro loco, che accoglie un museo di civiltà contadina, racconta la
sua storia e quella di questo paese, che è una poesia di archi, portali e
pietre. Vive in due stanze di una casa sbilenca con le pareti annerite
dal focolare, le travi consunte ma ancora robuste, dove ha raccolto
foto, ritagli di giornale che parlano di lui, cimeli del secolo scorso,
cartoline che gli arrivano da ogni parte del mondo, e poi cravatte e
cappelli che indossa per accogliere i viaggiatori che passano di qui. Si
mette in posa per una foto e avverte: “Non dimenticate di spedirmela”.
La Via Silente è soprattutto un viaggio di incontri, di storie, di volti che restano impressi nella memoria: a
Trentinara troverete la bottega di
Cosimo che dà forma a fiaschi e cesti di ogni dimensione lavorando il legno di olivo e castagno; a
Stio gli
ultimi liutai del Cilento; a
Vatolla le donne che intrecciano la prelibata
cipolla locale.
Sembra che il tempo si sia fermato nel paese disabitato Roscigno Vecchia
VIA SILENTE: ULTIMA TAPPA, CIMA DEL CERVATI
La
Sella del Corticato, mille metri di altitudine,
collega la valle del Sammaro con il Vallo di Diano: i tornanti di
asfalto disegnano un nastro grigio tra i pascoli verdi e gialli di
ginestre in primavera. Si pedala nel bel mezzo di un paesaggio maestoso:
da una parte le pareti spoglie e rocciose del
Cocuzzo delle Puglie e, dall’altro, quelle del
Monte Motola
ammantate di bosco di abete bianco, l’unico ancora esistente nel
Cilento. Il silenzio è sovrano. Scendendo verso la valle, si vede
l’abitato di
Teggiano costruito intorno al
Castello baronale dei Macchiaroli: il centro storico merita una visita e una buona sosta è l’albergo
Antichi Feudi, ricavato da un palazzo d’epoca, con vista sulla valle e belle camere. A Teggiano, l’
Associazione Outdoor Cilento
organizza escursioni guidate sui sentieri di montagna, alla scoperta
degli Alburni, le cosiddette Dolomiti del Sud, che si estendono a nord
del Parco, ricche di grotte carsiche e fitti castagneti; il Monte
Gelbison, sacro per i cilentani; il
Cervati , la cima più alta della Campania (1.898 metri), con ampie faggete.
In vetta si può arrivare in bicicletta:
è la quindicesima tappa, opzionale, della Via Silente, per gambe ben
allenate. C’è anche un altro modo per vivere il Cervati: soltanto a
piedi, partendo dalla cima, attraverso un
trekking di circa un’ora, si raggiunge il
rifugio montano Rosalia, che offre pernottamento e ristoro per 25 persone.
I CANYON E LE GROTTE DEL BUSSENTO
Dal Monte Cervati nasce il
fiume Bussento che, dopo
qualche chilometro, si inabissa in un grande inghiottitoio per
riemergere, nei pressi del comune di Morigerati, da una grotta
imponente, tra canyon alti e scoscesi. La Via Silente porta il
visitatore in questo tratto selvaggio del Cilento. Dal 1985 la
risorgenza del Bussento è un’
oasi gestita dal Wwf e da sole donne, che accompagnano i visitatori tra i sentieri dell’oasi, in mezzo a cascatelle e gole, fino al vecchio
mulino seicentesco. Percorrendo un’antica mulattiera, per circa un chilometro, si arriva a
Morigerati, il Paese Ambiente,
che figura anche tra i mille borghi italiani censiti dal ministero dei
Beni Culturali per l’Anno dei Borghi. Qui gli abitanti, poco più di 700,
aprono le proprie case ai visitatori con la formula dell’
ospitalità diffusa: un unico centro informazioni e prenotazioni e un’accoglienza familiare e autentica.
DALLA CASCATA DEI CAPELLI DI VENERE AI BORGHI SUL MARE
Il viaggio in sella prosegue facendo tappa a
Casaletto Spartano e alla
Cascata dei Capelli di Venere,
altra meraviglia naturalistica, per poi puntare verso il mare del golfo
di Policastro. Lungo la strada che porta a Vibonati c’è il
Casale Il Sughero,
gestito da Amedeo Trezza, 38 anni, che, dopo una laurea in Filosofia a
Napoli, ha lasciato la città per vivere nel silenzio e nei tempi della
natura. Trezza ha due capre, qualche gallina, un orto. Ha imparato a
utilizzare le
erbe spontanee, con cui fa infusi e
liquori, e ha avviato questo bio-agri-bed&breakfast. Le due stanze
si aprono sul patio che guarda di lontano il mare; nelle giornate
limpide si vede Stromboli. Il Tirreno, finalmente, si contempla di nuovo
dopo aver pedalato per circa
400 chilometri: la Via Silente tocca anche i borghi costieri di
Pioppi,
Palinuro,
Pisciotta,
Acciaroli e
Pollica, con la minuscola frazione di Cannicchio: l’altro volto del Cilento, quello dei pescatori e di calette mitiche.