Viaggio nella nuova Cuba. Dall’Avana a Varadero, giovani promesse e locali inediti
Tutto cambia a Cuba. Merito anche di una generazione di venti-trentenni che investe le proprie energie nel turismo. Ecco chi sono e dove potete incontrarli nelle strade dell'Avana
La rinascita di Cuba parte dall’Avana.
E il motore è la gioventù habanera che non coltiva più il sogno di
abbandonare l’isola. Anzi. Ovunque, non solo nella capitale, i
venti-trentenni si danno da fare. C’è chi si arrangia, chi si ricicla,
chi s’ingegna. Così l’economia riprende (in parte) a girare. I segnali
sono tanti. Proprio la capitale, che al primo sguardo sembra avviata
alla decadenza, sta rialzando la testa. E, nonostante embargo e crisi
economica, sta tornando a essere la città più vivace e affascinante dei
Caraibi. Gru e operai sono al lavoro per salvare i palazzi (spesso
bellissimi) che andavano in rovina un po’ in ogni quartiere, dal cuore
storico al Vedado, l’ex rione dei mafiosi. Aprono nuovi locali, ristoranti, hotel (Kempinski ha inaugurato il 7 giugno scorso il primo cinque stelle lusso, affacciato su Parque Central, la piazza principale).La svolta cubana risale al 2010, quando il presidente Raúl Castro
annuncia l’assegnazione di nuove licenze commerciali e produttive,
nonché la possibilità, per i privati, di assumere personale. Sette anni
dopo, quasi mezzo milione di cubani – il 4% della popolazione – si è
messo in proprio, dedicandosi soprattutto ai trasporti, all’accoglienza e
alla ristorazione. Intanto, il numero dei turisti continua a salire: nel 2016 sono stati 4 milioni, in crescita del 13% rispetto al 2015, secondo i dati del ministero cubano del turismo.
VIAGGIO NELLA NUOVA CUBA. L’AVANA: TOUR IN BICICLETTA E SHOPPING DI DESIGN
Per scoprire come tutto sta cambiando si può partire da Maverick Biker, la prima proposta di tour a Cuba legata alla piattaforma Airbnb.
Il pacchetto di due giorni con bicicletta e colazione “è il mio modo di
promuovere l’uso delle due ruote in città”, sottolinea l’ideatore, Yasser Gonzales, 30 anni, ingegnere elettronico ed ex programmatore. Un successo immediato lo ha trovato anche Leo Canosa, 42enne tatooist uscito dalla scuola d’arte. Nel suo studio, Galeria de arte corporal Lamarca,
sono sempre più numerosi gli statunitensi di passaggio, capaci di
starsene anche ore in coda per tatuarsi una piccola bandiera come
souvenir del viaggio, mentre i local preferiscono disegni più artistici.La differenza, oggi, la fanno proprio loro, i giovani: “Sapevo che a Cuba il talento non manca”, racconta Idania del Rio, 35 anni. “Ho presentato un progetto al governo che, dopo un paio d’ anni, lo ha approvato”. È nato così Clandestina,
design store per turisti e residenti, con prodotti “made in Cuba”,
primo brand dell’isola a sbarcare sul mercato statunitense. “Siamo un
collettivo di artisti”, continua Idania, “vogliamo esportare idee e il
nostro marchio. Sogniamo di ricominciare a coltivare il cotone al sud e
produrre qui T-shirt”. Nel suo negozio-atelier, accanto
all’effervescente piazza del Cristo dove Graham Green ha ambientato alcune pagine de Il nostro Agente all’Avana,
oltre a magliette riciclate, colorate, divertenti e provocatorie, si
acquistano pochette e borse realizzate con materiali di recupero, si
visitano esposizioni temporanee ed è facile incontrare gli artisti con
cui scambiare quattro chiacchiere. Di fronte, sulla stessa strada, Adriana de La Mueves e Irena Martines, 26 anni entrambe, hanno inaugurato Vitrìa, un atelier per la lavorazione del vetro.
I BAR PIÙ BELLI DE L’AVANA
A meno di 200 metri Nelson Rodriguez, 37 anni, ha aperto El Cafè,
piccolo locale bio in un palazzo Art Déco. Fa il pane in casa ed è in
corsa perenne perché i suoi panini imbottiti finiscono in un attimo. Si
può sempre optare per un batido di frutta fresca, o sedersi ai tavolini del vicino El Dandy Bar y Galeria,
che al mattino presto apre a metà per la prima colazione, ma da
mezzogiorno raddoppia lo spazio e diventa ristorante. Sulle pareti,
immagini di fotografi cubani: si possono anche comprare. Poco lontano,
un gruppo di giovani nostalgici capeggiati da Lina Cabeza, 30 anni, sta aprendo il bar ristorante Long Playing,
regno del vinile con pezzi unici degli anni Cinquanta in esposizione.
Si ascoltano vecchi brani, si acquistano 33 giri d’epoca e si mangia in
un’atmosfera del secolo scorso. L’effervescenza imprenditoriale dà nuovo
vigore al progetto di recupero della Habana Vieja,
lanciato alla fine degli anni Settanta da Eusebio Leal Spengler,
fondatore dell’Oficina del Historiador de la Ciudad e della società
immobiliare statale Habanahuanex, che, grazie alla valuta pregiata che arriva
con il turismo, reinveste nella conservazione del patrimonio storico.
Un circolo virtuoso che preserva il passato mantenendone l’autenticità:
in zona sorgono infatti oltre 900 edifici d’epoca, esempi di stili
architettonici che vanno dal barocco all’Art Déco, già restaurati o in
via di restauro.
TECHNO MUSIC E TERRAZZE SUI TETTI
Cuba rimane comunque l’isola del
paradosso. La si ama e la si odia, suscita ammirazione e rancore,
sorprende e delude. Non è una terra patinata. Ma è vera. Forse i
contrasti sono più spiccati adesso di prima. Lo si prova salendo al
tramonto al Bar Roma, all’ultimo piano dell’omonimo hotel,
occupato ai tempi della rivoluzione e poi trasformato in un condominio
di abitazioni familiari. In pochi mesi il bar è diventato il ritrovo di
expat e locali. Si sale con un malandato ascensore in ferro battuto (che
insieme all’insegna è l’ultimo retaggio della lussuosa accoglienza di
un tempo) e ci si ritrova in una affollata terrazza-bar, unici decori:
il bancone illuminato e il panorama della città intorno. Il sottofondo è
di musica elettronica underground, dalle 20 all’alba. “Era casa mia”,
racconta Alain Dark, 33 anni, pioniere della musica elettronica a
Cuba, “poi qualche mese fa, con il consenso dei vicini, ho buttato giù i
muri esterni e aperto un bar, come era un tempo. A breve avremo anche
la cucina”. Per andare in bagno ci sono gli appartamenti dei vicini, che
con un sorriso ne concedono l’uso. Basta lasciare qualche spicciolo nel
bicchiere. Impensabile altrove.
L’AVANA INEDITA: MURALES E VISITE GUIDATE
Pochi isolati più in là, a Habana Centro, in un palazzo coloniale délabré all’esterno, molto curato all’interno, il ristorante La Guarida
propone buona cucina caraibica, ma la vera ragione per andarci
(prenotando con anticipo) è la terrazza all’ultimo piano, con bar e
un’enorme cornice dorata che inquadra la città storica. Dove la vita
scorre incurante del turismo e dei cambiamenti. Perfino il Callejon de Hamel, epicentro della cultura afrocubana a pochi passi dal Malecón
– il lungomare di 11 chilometri spesso bagnato dalle grandi onde
dell’oceano – mantiene la sua identità, nonostante i visitatori in
aumento. I murales dell’artista Salvador González Escalona,
surrealisti e astratti, riassumono le origini africane della cultura
cubana. Religione, santeria, scultura, musica, pittura e poesia sono
concentrati nei 200 metri della strada. Davanti, una serie di
installazioni realizzate con materiali di recupero. La Galleria de Callejon,
al numero 1054, espone una collezione di oggeti rituali. Nella via,
ogni domenica, a mezzogiorno, i ritmi ipnotici della rumba evocano lo
spirito degli Orishas, le divinità della Santeria. Per capire le
sfaccettature dell’eclettismo religioso afrocubano, Maria Izquierdo Blanco, 35 anni, ex operatrice culturale, propone tour su misura (tel. 00535.2391844).
“Mi piace mostrare quel che da soli è difficile vedere, dai piccoli
musei agli scorci imprevisti della città”. D’altra parte, a L’Avana non
ci si annoia mai: in poche centinaia di metri, si attraversano mondi
diversi. Al confine tra Habana Centro e Vedado, espressione del boom
edilizio dagli anni Venti ai Cinquanta, sorge il complesso neoclassico
dell’Universidad de la Habana, che conta 35.000
studenti. Vale la pena salire la scalinata per la vista e una breve
visita dell’edificio. Pochi minuti a piedi e si raggiunge il Museo Napoleonico,
uno dei più belli, con 7.000 opere tra dipinti, porcellane e mobili, su
quattro piani che culminano con una terrazza panoramica.
LA MOVIDA NEL QUARTIERE VEDADO
La rinascita del Vedado, ex
quartiere malfamato del gioco d’azzardo nel periodo prerivoluzionario, è
in parte legata alla trasformazione di un ex oleificio nella Fábrica de Arte Cubano,
casa dell’arte e degli artisti cubani. Quattro piani di musica,
fotografia, cinema, teatro, danza, manifestazioni, progetti comunitari,
performance e design diventati un affollatissimo luogo d’incontro per
cubani e non (l’ingresso costa due euro). L’atmosfera creativa e
internazionale di questa vetrina di artisti convive con il lusso del
ristorante l’adiacente, El Cocinero, che nel roof top diventa bar
con vista sulla città. Nel Vedado, fatiscenti palazzine Art Déco, più o
meno restaurate, rivivono ospitando una miriade di nuovi locali, come
il Cafè Galeria Mamainè, creato da Paul Sofa, 35 anni,
pittore habanero, per esporre le sue opere e offrire ricche prime
colazioni, tapas e buon caffè. O come l’originale laboratorio Camino al Sol: solo cucina macrobiotica da consumare in loco o take away.Oltre
alla “negolution”, termine slang che indica il fiorire di nuovi
“negocios”, ossia affari, c’è una riscoperta della propria identità
culturale. Gli artisti cubani del passato stanno recuperando visibilità,
soprattutto gli illustratori. È il caso di Enrique Garcia Cabrera
(1893-1949), pittore e pioniere dell’illustrazione del Novecento. Non
ha mai aderito alle avanguardie e nelle sue affiche non c’è traccia di
contaminazione nonostante un lungo viaggio in Europa. È stato rivalutato
sul mercato internazionale anche grazie alla biografia che gli hanno
dedicato la sorella e il nipote, l’illustratore Pepe Menéndez. Oggi i suoi lavori sono esposti al Museo Nacional de Bellas Artes.
Sorella e nipote (con loro c’è ora anche la moglie di Pepe, Laura
Llópiz) dal 1966 abitano la casa che l’artista stesso aveva disegnata,Villa Lita, icona dell’Art Déco habanera, intatta negli ambienti e negli arredi. Pepe, su prenotazione, la apre ai lettori di Dove
e con passione racconta e mostra le opere dello zio
(pepeylaura@cubarte.cult.cu). Ma il Vedado è anche il quartiere da
vivere di notte, spostandosi tra Sara’o Lounge, per un’atmosfera internazionale, i concerti live al Jazz Cafè, e i mojito, a ritmo di reggaeton, da ordinare sulla terrazza del Bar Encuentro, ritrovo della nuova middle class che si diverte fino alle ore piccole.
DOVE MANGIARE A L’AVANA
Le bancherelle della Feria de publicaciones y curiositades,
l’ex mercatino dei librai di Plaza de Armas (ora nel giardino
dell’Antigua Casa de Justin Y Santa Ana), sono il luogo ideale per la
caccia ai souvenir. Porcellane, bicchieri, coppe di cristallo e
memorabilia anni Cinquanta si acquistano invece da Sr Domingo (noto come Belkis, dal cognome della moglie), mentre per oggettistica di design conviene spostarsi verso Playa. La Galleria Alma
vende pezzi unici: spiccano i gioielli che Mariela Notario, 28 anni, e
Senen Tavares, 34, creano combinando vecchie chiavi con pezzi di orologi
antichi. I prezzi variano da 15 a 500 euro. Da Playa si prosegue per
Jaimanitas fino al Restaurante Santy, per pesce e crostacei crudi o alla plancha, serviti su una palafitta, vicino a Casa Fuster,
abitazione-museo dell’artista Rodriguez Fuster, che con i suoi decori a
mosaici e colori fa rivivere le case dei pescatori. Per la miglior
aragosta appena pescata bisogna proseguire lungo la costa ovest
dell’Avana fino alla spiaggetta di Baracoa. Per pranzo, alla fine del
paese, c’è Casa de Julio, casetta mignon con pochissimi tavoli.
Dai finestroni si vedono rientrare i pescatori con le reti piene e si
respira l’oceano. È il preferito dagli intellettuali habaneri.
LA PIÙ BELLE SPIAGGE VICINO A L’AVANA
La costa est dell’Avana con i suoi nove chilometri delle Playas del Este è la migliore per far vita di spiaggia. La mattina capita di essere quasi soli. A Mégano (venendo in bus dal Parque Central è la fermata dopo Tararà) il ristorante Costarenas è ideale
per chi ama mangiare in spiaggia: su richiesta, il vicino ristorante
apparecchia all’ombra delle palme e propone pesce fritto. A circa un’ora di auto a est della capitale, Playa Jibacoa
è uno dei pochi arenili bianchi con colline di fitta vegetazione
tropicale alle spalle. Il miglior tratto di spiaggia è di fronte all’Hotel Gran Caribe,
con comode cabine di tessuto. L’acqua è ideale per lo snorkeling. Si
può incontrare anche un contadino che noleggia i cavalli per passeggiate
nell’entroterra.In poco meno di tre ore di viaggio dall’Avana si raggiunge la penisola di Hicacos, con Varadero,
la più grande località balneare dell’isola. In genere ci si arriva con
un pacchetto all inclusive, ma adesso è stato inaugurato il lussuoso Melìa Marina Varadero, davanti al porticciolo turistico costruito per gli yacht attesi da Miami. La spiaggia si raggiunge con una passerella. L’Eden Village Mercure Playa de Oro abbraccia uno dei tratti più ampi e belli di spiaggia bianca di tutta Varadero, perfetta per famiglie con bambini. Cayo Santa Maria,
è collegato alla terraferma con un sentiero rialzato, orlato di
mangrovie, che taglia la laguna, e garantisce un vero relax caraibico.
Verso l’estremità orientale, meno costruita, si trova l’Eden Village Santa Maria, con un bel parco fiorito. È in una posizione privilegiata per raggiungere in taxi o con lo scooter la riserva naturale di Playa las Gaviotas. Un luogo di incontri magici. Come quello con i fenicotteri rosa.