A piedi, da Bari alla città dei Sassi, lungo il Cammino Materano
In viaggio tra Puglia e Basilicata, seguendo un nuovo percorso. In mezzo a una natura ora dolce e addomesticata, ora aspra e selvaggia. Panorami aperti, grotte rupestri, sapori genuini e incontri. Ecco sentieri storici e tratturi riscoperti da un gruppo di giovani. Che coltivano sogni e speranze
Il Sud Italia soffre di pregiudizi. Molti stranieri nutrono mille dubbi e
paure recondite. Qualche mese fa, per dire, un gruppo di francesi ha
tempestato di telefonate gli ideatori del Cammino Materano, con domande d’ogni tipo. “Chiedevano se dovevano vaccinarsi prima di partire”, racconta Angelo Attolico, della cooperativa In Itinere.
Oppure se potevano mangiare in tavoli separati dagli italiani,
“perché”, dicevano, “voi siete troppo rumorosi, mentre noi vogliamo
stare tranquilli…”. Salvo poi, dopo soli due giorni di cammino, ballare
sui tavoli dell’Agriturismo Pantalone di Cassano delle Murge, scaldati da un piatto di pignata (stufato di pecora) e da un bicchiere di Primitivo di Manduria.
LA NASCITA DEL CAMMINO MATERANO
Ci si trova nel cuore della Puglia più vera, fuori dai flussi turistici della costa, che si esauriscono d’estate. Questa è una proposta di turismo fuori stagione e, soprattutto, di riscoperta di un territorio ancora in gran parte incontaminato. Tracciare un cammino in queste zone non è semplicissimo. In aree interne e pressoché disabitate è difficile individuare una via. Spesso neanche le immagini satellitari sono d’aiuto, così il miglior sistema, in certi casi, è affidarsi al “Gps umano”: si arriva nella piazza di un paese, ci si rivolge agli anziani seduti fuori dal bar e si chiede loro la strada più comoda per raggiungere il tal posto. A piedi, naturalmente.Anche così è nato il Cammino Materano, una rete di itinerari che, ricalcando sentieri storici e tratturi antichi, raggiungono Matera attraverso parte della Puglia e della Basilicata. Quattro percorsi che prendono il nome dalla storia (Via Peuceta, Via Sveva, Via Ellenica, Via Dauna) e partono rispettivamente da Bari, Trani, Brindisi e Lucera.
La Via Peuceta, che unisce la Basilica di San Nicola a Bari ai Sassi di Matera in sette tappe e circa 160 chilometri, è al momento l’unica completamente tracciata, georeferenziata e con le strutture di accoglienza individuate (in qualche caso si tratta di soluzioni semplici, ma linde e funzionali). Si può tranquillamente percorrere in autonomia, scoprendo una natura selvaggia e bellissima, ricca di profumi e di gente ospitale e piena di spirito. “A Cassano delle Murge non dimenticate di rendere omaggio alla statua di Sant’Euligio da Molbella, uno stinco di santo”, si raccomanda Paolo Racano, professionista della comunicazione e qui referente del Cammino. Ha inventato lui, con un gruppo di buontemponi, il santo a cui hanno addirittura dedicato una statua miracolosa all’interno del pub Pecora Nera. “Ogni anno, al giorno comandato, si compie il prodigio: Sant’Euligio sorride sornione, con lo stinco di maiale in una mano, un calice di birra nell’altra e una farfallina alla Belen tatuata sulla gamba”. Si narra di pellegrini già in cammino su un’ideale Via Euligia…
IN PUGLIA, LUNGO IL CAMMINO MATERANO: GROTTE RUPESTRI E PANE CON IL TIMBRO
Le Murge sono un altopiano carsico che si conquista superando una serie di gradoni rocciosi, dislivelli modesti che aprono le porte di un mondo antico. Camminando nella steppa murgiana è facile imbattersi in spelonche naturali, sede di culti arcaici, e siti rupestri con chiese scavate nella roccia, come le Grotte di Sant’Angelo, luogo di devozione tra i più importanti dell’antica Apulia, con i suoi affreschi originali. Si calpesta la strada medievale, dove sono ancora visibili i segni lasciati dalle ruote dei carri. Un territorio arido e aspro, dove l’acqua scivola via, per infilarsi in profondità remote, ma che nasconde anche una vegetazione straordinaria: questa è la zona d’Italia più ricca di orchidee selvatiche.Nel mezzo della steppa murgiana, dopo ore di cammino senza incontrare anima viva, come un’oasi si palesa la Masseria Scalera: vale la pena di fermarsi per assaggiare ogni variante dei suoi formaggi e un bicchiere di Primitivo in compagnia di Vito e di sua figlia Mariantonietta. Ad Altamura non si può non pensare al famoso pane, conosciuto dall’antichità come il “pane del viandante” per la sua capacità di conservarsi per giorni, grazie all’azione del lievito madre. Si può passeggiare tra i Claustri della città vecchia, alla scoperta dei più antichi forni della città: fino agli anni Settanta erano utilizzati anche per cuocere il pane impastato in casa. Ogni famiglia aveva un timbro personalizzato con cui incideva la pagnotta appena preparata prima che venisse ritirata dal garzone: il fornaio reimpastava la pagnotta e la marchiava nuovamente con una copia del timbro che solo lui poteva avere. Oggi questi timbri sono esposti in alcuni forni come cimeli preziosi.
Ad Altamura si vive ancora nel culto di Federico II. L’imperatore fondò la città secondo principi che risultano utopistici anche oggi. “Si racconta che da bambino abbia vissuto nei vicoli di Palermo in mezzo ai saraceni”, racconta Giovanni Fratusco, portabandiera dell’orgoglio di Altamura. “Ebbe anche un imam musulmano come precettore… Fatto sta che non concepiva differenze di razza o di religione, e quando fondò questa città la volle strutturata in quattro parti uguali, ebraica, greca, saracena e cristiana. Tutti vivevano in armonia e concordia”. Per onorare la figura dell’imperatore (che qui, tra l’altro, ha costruito la sua unica cattedrale palatina, con privilegi di esenzione da qualsiasi giurisdizione che non fosse quella del sovrano), Fratusco ha inventato, con un gruppo di amici, Federicus (28 aprile – 1 maggio), una sontuosa festa medievale che si tiene in primavera: l’ultima edizione ha richiamato oltre 350 mila persone.
L’orgoglio dei cittadini della Leonessa di Puglia è così forte da non voler sentire nemmeno nominare Matera. La rivalità è accesa, nella migliore tradizione campanilista: “di qui passa la Via Peuceta, il Cammino Materano non esiste!”, chiosa Fratusco, che, ovviamente, declina l’invito ad accompagnare il giornalista nella Città dei Sassi, distante ancora due giorni di marcia.
A PIEDI TRA PUGLIA E BASILICATA LUNGO IL CAMMINO MATERANO: LA VISTA DEI SASSI
Si viaggia per molte ore con i piedi tra Puglia e Basilicata: Matera è adagiata sul colle a vista d’occhio, ma c’è ancora tanta strada da fare in questa campagna dolce e ben curata, che ricorda le colline toscane. Ci si trova nella Fossa Bradanica, dove una volta c’era il mare: nel 2006 furono ritrovati i resti di una balenottera del Pleistocene (800 mila anni fa). Un reperto eccezionale che, a distanza di 11 anni, giace ancora rinchiuso in casse di legno nel Museo Ridola, a Matera. Ecco perché avvicinarsi così, a passo lento, raccogliendo storie ed emozioni e respirando l’anima più vera di questa terra, stride un po’ con i bus che sfornano frotte di turisti armati di selfie stick e il boom di b&b e pizzerie della prossima Capitale della Cultura Europea.Ma basta fare un piccola deviazione nella straordinaria Cripta del Peccato Originale, la “Cappella Sistina del rupestre”, e risalire in città dal Rione Casalnuovo per fare il pieno di meraviglia: camminando tra le vecchie case malmesse degli “schiavoni”, gli immigrati albanesi e serbo-croati che nel 1500 si insediarono qui per lavorare la cera e conciare le pelli; affacciandosi sulla gravina che è all’origine della Città dei Sassi. E, infine, perdendosi nel trionfo di pietra bianca e tra i vicoli misteriosi di questo luogo magico, fino alla Cattedrale della Madonna della Bruna dove finisce il Cammino Materano.
Un itinerario che Angelo e i suoi soci hanno progettato e realizzato “in anni di sacrifici, a colpi di pennello e vernice gialla e verde. E quando la vernice è finita, i nostri amici hanno fatto una colletta per farci terminare il lavoro…”. Attolico è figlio di questo Sud: archeologo con anni di esperienza all’estero, ricercatore con decine di pubblicazioni internazionali, poi respinto dal mondo accademico senza un perché. O con i soliti perché. Per ritrovarsi infine, superati i 30 anni, impiegato in un call center. “Non si può capire il Cammino Materano se non si capisce una generazione. Potevamo emigrare, ma abbiamo deciso di utilizzare il know-how maturato in ambito accademico per portare al Sud Italia l’esperienza europea. Per dare, e darci, un’opportunità”. Un cammino di resilienza. E un modo diverso per avvicinarsi, ovviamente a piedi, all’appuntamento con Matera 2019. “Noi, veramente, abbiamo coniato un nuovo slogan: Matera 2021. Perché a questa splendida città che amiamo vogliamo regalare un futuro, anche dopo il grande evento”.