mercoledì 17 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - CAMMINO MARETANO

A piedi, da Bari alla città dei Sassi, lungo il Cammino Materano

In viaggio tra Puglia e Basilicata, seguendo un nuovo percorso. In mezzo a una natura ora dolce e addomesticata, ora aspra e selvaggia. Panorami aperti, grotte rupestri, sapori genuini e incontri. Ecco sentieri storici e tratturi riscoperti da un gruppo di giovani. Che coltivano sogni e speranze

 

 

Il Sud Italia soffre di pregiudizi. Molti stranieri nutrono mille dubbi e paure recondite. Qualche mese fa, per dire, un gruppo di francesi ha tempestato di telefonate gli ideatori del Cammino Materano, con domande d’ogni tipo. “Chiedevano se dovevano vaccinarsi prima di partire”, racconta Angelo Attolico, della cooperativa In Itinere. Oppure se potevano mangiare in tavoli separati dagli italiani, “perché”, dicevano, “voi siete troppo rumorosi, mentre noi vogliamo stare tranquilli…”. Salvo poi, dopo soli due giorni di cammino, ballare sui tavoli dell’Agriturismo Pantalone di Cassano delle Murge, scaldati da un piatto di pignata (stufato di pecora) e da un bicchiere di Primitivo di Manduria.

LA NASCITA DEL CAMMINO MATERANO

Ci si trova nel cuore della Puglia più vera, fuori dai flussi turistici della costa, che si esauriscono d’estate. Questa è una proposta di turismo fuori stagione e, soprattutto, di riscoperta di un territorio ancora in gran parte incontaminato. Tracciare un cammino in queste zone non è semplicissimo. In aree interne e pressoché disabitate è difficile individuare una via. Spesso neanche le immagini satellitari sono d’aiuto, così il miglior sistema, in certi casi, è affidarsi al “Gps umano”: si arriva nella piazza di un paese, ci si rivolge agli anziani seduti fuori dal bar e si chiede loro la strada più comoda per raggiungere il tal posto. A piedi, naturalmente.
Anche così è nato il Cammino Materano, una rete di itinerari che, ricalcando sentieri storici e tratturi antichi, raggiungono Matera attraverso parte della Puglia e della Basilicata. Quattro percorsi che prendono il nome dalla storia (Via Peuceta, Via Sveva, Via Ellenica, Via Dauna) e partono rispettivamente da Bari, Trani, Brindisi e Lucera.
La Via Peuceta, che unisce la Basilica di San Nicola a Bari ai Sassi di Matera in sette tappe e circa 160 chilometri, è al momento l’unica completamente tracciata, georeferenziata e con le strutture di accoglienza individuate (in qualche caso si tratta di soluzioni semplici, ma linde e funzionali). Si può tranquillamente percorrere in autonomia, scoprendo una natura selvaggia e bellissima, ricca di profumi e di gente ospitale e piena di spirito. “A Cassano delle Murge non dimenticate di rendere omaggio alla statua di Sant’Euligio da Molbella, uno stinco di santo”, si raccomanda Paolo Racano, professionista della comunicazione e qui referente del Cammino. Ha inventato lui, con un gruppo di buontemponi, il santo a cui hanno addirittura dedicato una statua miracolosa all’interno del pub Pecora Nera. “Ogni anno, al giorno comandato, si compie il prodigio: Sant’Euligio sorride sornione, con lo stinco di maiale in una mano, un calice di birra nell’altra e una farfallina alla Belen tatuata sulla gamba”. Si narra di pellegrini già in cammino su un’ideale Via Euligia…

IN PUGLIA, LUNGO IL CAMMINO MATERANO: GROTTE RUPESTRI E PANE CON IL TIMBRO

Le Murge sono un altopiano carsico che si conquista superando una serie di gradoni rocciosi, dislivelli modesti che aprono le porte di un mondo antico. Camminando nella steppa murgiana è facile imbattersi in spelonche naturali, sede di culti arcaici, e siti rupestri con chiese scavate nella roccia, come le Grotte di Sant’Angelo, luogo di devozione tra i più importanti dell’antica Apulia, con i suoi affreschi originali. Si calpesta la strada medievale, dove sono ancora visibili i segni lasciati dalle ruote dei carri. Un territorio arido e aspro, dove l’acqua scivola via, per infilarsi in profondità remote, ma che nasconde anche una vegetazione straordinaria: questa è la zona d’Italia più ricca di orchidee selvatiche.
Nel mezzo della steppa murgiana, dopo ore di cammino senza incontrare anima viva, come un’oasi si palesa la Masseria Scalera: vale la pena di fermarsi per assaggiare ogni variante dei suoi formaggi e un bicchiere di Primitivo in compagnia di Vito e di sua figlia Mariantonietta. Ad Altamura non si può non pensare al famoso pane, conosciuto dall’antichità come il “pane del viandante” per la sua capacità di conservarsi per giorni, grazie all’azione del lievito madre. Si può passeggiare tra i Claustri della città vecchia, alla scoperta dei più antichi forni della città: fino agli anni Settanta erano utilizzati anche per cuocere il pane impastato in casa. Ogni famiglia aveva un timbro personalizzato con cui incideva la pagnotta appena preparata prima che venisse ritirata dal garzone: il fornaio reimpastava la pagnotta e la marchiava nuovamente con una copia del timbro che solo lui poteva avere. Oggi questi timbri sono esposti in alcuni forni come cimeli preziosi.
Ad Altamura si vive ancora nel culto di Federico II. L’imperatore fondò la città secondo principi che risultano utopistici anche oggi. “Si racconta che da bambino abbia vissuto nei vicoli di Palermo in mezzo ai saraceni”, racconta Giovanni Fratusco, portabandiera dell’orgoglio di  Altamura. “Ebbe anche un imam musulmano come precettore… Fatto sta che non concepiva differenze di razza o di religione, e quando fondò questa città la volle strutturata in quattro parti uguali, ebraica, greca, saracena e cristiana. Tutti vivevano in armonia e concordia”. Per onorare la figura dell’imperatore (che qui, tra l’altro, ha costruito la sua unica cattedrale palatina, con privilegi di esenzione da qualsiasi giurisdizione che non fosse quella del sovrano), Fratusco ha inventato, con un gruppo di amici, Federicus (28 aprile – 1 maggio), una sontuosa festa medievale che si tiene in primavera: l’ultima edizione ha richiamato oltre 350 mila persone.
L’orgoglio dei cittadini della Leonessa di Puglia è così forte da non voler sentire nemmeno nominare Matera. La rivalità è accesa, nella migliore tradizione campanilista: “di qui passa la Via Peuceta, il Cammino Materano non esiste!”, chiosa Fratusco, che, ovviamente, declina l’invito ad accompagnare il giornalista nella Città dei Sassi, distante ancora due giorni di marcia.

A PIEDI TRA PUGLIA E BASILICATA LUNGO IL CAMMINO MATERANO: LA VISTA DEI SASSI

Si viaggia per molte ore con i piedi tra Puglia e Basilicata: Matera è adagiata sul colle a vista d’occhio, ma c’è ancora tanta strada da fare in questa campagna dolce e ben curata, che ricorda le colline toscane. Ci si trova nella Fossa Bradanica, dove una volta c’era il mare: nel 2006 furono ritrovati i resti di una balenottera del Pleistocene (800 mila anni fa). Un reperto eccezionale che, a distanza di 11 anni, giace ancora rinchiuso in casse di legno nel Museo Ridola, a Matera. Ecco perché avvicinarsi così, a passo lento, raccogliendo storie ed emozioni e respirando l’anima più vera di questa terra, stride un po’ con i bus che sfornano frotte di turisti armati di selfie stick e il boom di b&b e pizzerie della prossima Capitale della Cultura Europea.
Ma basta fare un piccola deviazione nella straordinaria Cripta del Peccato Originale, la “Cappella Sistina del rupestre”, e risalire in città dal Rione Casalnuovo per fare il pieno di meraviglia: camminando tra le vecchie case malmesse degli “schiavoni”, gli immigrati albanesi e serbo-croati che nel 1500 si insediarono qui per lavorare la cera e conciare le pelli; affacciandosi sulla gravina che è all’origine della Città dei Sassi. E, infine, perdendosi nel trionfo di pietra bianca e tra i vicoli misteriosi di questo luogo magico, fino alla Cattedrale della Madonna della Bruna dove finisce il Cammino Materano.
Un itinerario che Angelo e i suoi soci hanno progettato e realizzato “in anni di sacrifici, a colpi di pennello e vernice gialla e verde. E quando la vernice è finita, i nostri amici hanno fatto una colletta per farci terminare il lavoro…”. Attolico è figlio di questo Sud: archeologo con anni di esperienza all’estero, ricercatore con decine di pubblicazioni internazionali, poi respinto dal mondo accademico senza un perché. O con i soliti perché. Per ritrovarsi infine, superati i 30 anni, impiegato in un call center. “Non si può capire il Cammino Materano se non si capisce una generazione. Potevamo emigrare, ma abbiamo deciso di utilizzare il know-how maturato in ambito accademico per portare al Sud Italia l’esperienza europea. Per dare, e darci, un’opportunità”. Un cammino di resilienza. E un modo diverso per avvicinarsi, ovviamente a piedi, all’appuntamento con Matera 2019. “Noi, veramente, abbiamo coniato un nuovo slogan: Matera 2021. Perché a questa splendida città che amiamo vogliamo regalare un futuro, anche dopo il grande evento”.

INFO UTILI: UNA GUIDA SUL CAMMINO MATERANO E LA VIA PEUCETA

Sarà in libreria all’inizio del 2018 Il Cammino Materano, La Via Peuceta: a piedi da Bari a Matera di Attolico, Focarazzo, Lozito, la guida pubblicata dall’editore barese Les Flaneurs, con prefazione di Paolo Rumiz. All’interno, la descrizione di tutte le tappe, i consigli pratici, informazioni di servizio, cenni storici e naturalistici sui territori attraversati e l’elenco delle strutture di accoglienza. In assenza dei tradizionali ostelli per pellegrini, si è risolto con l’ospitalità domestica: alcuni residenti mettono a disposizione una stanza e il bagno in cambio di una donazione simbolica.




 

martedì 16 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - NEW ORLEANS

Travolgente New Orleans, tra cocktail e musica jazz. Da scoprire nel suo trecentesimo anniversario

Segnalata dal New York Times tra le 52 destinazioni da visitare assolutamente nel 2018, la città della Louisiana si conferma frizzante, divertente e vitale. Da scoprire nel 300esimo anniversario della sua nascita, facendo un giro tra locali di musica jazz, concerti dal vivo e buoni cocktail

 

Il passaggio di Katrina, il violentissimo uragano del 2005, ha piegato ma non spezzato l’anima di New Orleans. Gli abitanti della città simbolo della Louisiana sono tenaci e ottimisti. E la loro genetica voglia di vivere sta vincendo giorno dopo giorno. Lo ha riconosciuto il New York Times che, inserendo la città in cima alla lista dei 52 luoghi dove andare nel 2018, ha scritto “non c’è città al mondo come New Orleans”, che non solo è rimasta in piedi, ma è vibrante e coinvolgente come sempre. Da non perdere dunque, tanto più quest’anno, che segna il suo trecentesimo anniversario: per festeggiarlo, sono in programma una serie di eventi, progetti di restyling e nuove aperture di hotel e ristoranti.

NEW ORLEANS A TUTTA MUSICA: TRA JAZZ, RHYTHM&BLUES E RISTORANTI DOVE MANGIARE

Incredibile città questa, un melting pot quasi paradigmatico degli Stati Uniti. Come una stratificazione geologica qui si sono installati prima gli spagnoli, poi i francesi, infine gli inglesi e gli americani che hanno acquisito lo Stato attraversato dal Mississippi nel 1803. Ma prima di loro c’erano le popolazioni locali, quasi disintegrate dai bianchi ma non del tutto estinte, e successivamente gli schiavi africani, portati qui per lavorare nelle piantagioni. Da questo incontro-scontro di popoli, culture e tradizioni è nato un mosaico unico al mondo; dai canti e dalle danze africane, concessi agli schiavi in quella che oggi è chiamata Congo Square, si è sviluppato il jazz classico che ha espresso il genio di Louis Armstrong e il rhythm & blues di Fats Domino, e dalle tradizioni gastronomiche locali e importate la cucina cajun e creola, saldamente ancorata su un uso delle spezie che, anch’esse mescolate in mille modi diversi, riflettono la cultura fusion che si respira da sempre in città.
Epicentro geografico e storico è il famoso French Quarter, una “griglia” di stradine sulle quali si affacciano i palazzi in stile coloniale dalle belle balconate. Estremamente turistico ovviamente, il Quarter può regalare ancora sensazioni autentiche. La sera, dalle porte aperte dei centinaia di locali rotola fuori musica dal vivo di tutti i generi abbinata a cocktail dai nomi un po’ inquietanti come l’Hand Grenade, ma può anche capitare di vedere pentoloni di gamberi di fiume cotti come un tempo direttamente sul marciapiedi e vale la pena, da un lato, osservare il rito cittadino del caffè e beignets, sorta di frittelle spolverizzate con zucchero a velo, al Café du Monde, dall’altro rifugiarsi da Coop’s, frequentatissimo dai locali, per apprezzare le chele di granchio marinate e già pronte all’estatico morso.
I piatti più famosi della cucina locale, la jambalaya e il gumbo (che può essere a base di carne o di molluschi e crostacei) si preparano un po’ dappertutto ma tra i migliori segnaliamo quelli di Elizabeth’s, ristorantino easy un po’ decentrato e, fortunatamente, non ancora preso d’assalto dai turisti. Da Elizabeth’s, rientrando a piedi verso il Quarter, ci si ferma nella zona attorno a Frenchmen Street. È qui che si trovano i migliori locali con le migliori band che suonano dal vivo. Non a caso i cittadini si ritrovano da queste parti tutte le sere, lasciando il Quarter ai turisti.

NEW ORLEANS, LA CITTÀ DEL BERE MISCELATO: I MIGLIORI COCKTAIL E DOVE PROVARLI

E poi preparatevi a rifrescare la vostra cultura in materia di cocktail di cui New Orleans (chiamata semplicemente Nola dai locali) è culla come lo è del jazz. In città il bere miscelato è un orgoglio che può vantare un museo specifico, il Museum of American cocktail, e uno degli eventi clou a livello mondiale per professionisti e appassionati, il Tales of the Cocktail (17-22 luglio 2018). Il cocktail cittadino per antonomasia è il Sazerac, a base di rye whiskey, pastis, un goccio di assenzio e due “lacrime” di Peychaud’s Bitter, inventato nel 1850. Vale la pena provarlo alla Napoleon House, anche per l’ambiente non a caso scelto come set per La Giuria, pellicola tratta da un romanzo di John Grisham con Gene Hackman, Dustin Hoffman e John Cusack, oppure al Sazerac Bar del monumentale Roosevelt Hotel dove si segnala anche un altro classico del cocktail made in Nola, ovvero il Ramos Gin Fizz a base di gin, succo di lime e albume d’uovo tra gli altri.
Altro bar di hotel da non perdere, a due passi da Canal Street che è una delle arterie principali della città, è il Carousel Bar & Lounge, famoso non solo per i cocktail, qui è stato inventato il Vieux Carré, ma anche per la struttura del bancone, una riproduzione fedele di una vecchia giostra. Cercate di trovare posto al bancone e godetevi, sul serio “un giro di giostra” visto che bancone e sedute ruotano sul serio.
Se il Quarter e Frenchmen sono i quartieri più animati in assoluto sarebbe un peccato perdersi il cosiddetto Garden District, quartiere prevalentemente residenziale ma che permette di fare un salto indietro nel tempo grazie a case bianche con tipico simil-pronao in stile tempio greco che fanno molto “Via col vento”. Ci sono due modi per visitare il Garden District: il primo è quello di eleggere come base di partenza, o di arrivo è lo stesso, il The Columns, hotel e cocktail bar che, visto da fuori, sembra proprio essere una casa privata.
Il secondo invece consiste nell’unirsi a una delle bande musicali, le brass band, che quasi tutti i fine settimana partono in processione per attraversarlo tra danze e musica. È forse questa una delle esperienze davvero più intense da fare a New Orleans, una città che ha saputo mescolare meravigliosamente tutto: culture ed etnie, musiche e costumi, spezie e liquori.

 

lunedì 15 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - ARTE IN ITALIA

Italia d’arte: 20 mostre da non perdere, nei prossimi mesi

Da Roma a Milano, da Torino a Catania, gli appuntamenti per appassionati del bello: arte antica, grandi classici dell’Ottocento, maestri contemporanei e fotografi iconici

 

 

L'anno è appena iniziato, ma il calendario è già fitto di appuntamenti. Arte antica, grandi classici dell’Ottocento, maestri contemporanei e fotografi iconici. Ma anche racconti da civiltà scomparse e istanti rubati alla Belle Époque parigina.

Le grandi mostre

Fino ai primi aprile da Venezia a Milano, da Torino a Roma, passando per Napoli e Firenze, sarà un susseguirsi di inaugurazioni e vernissage. In mostra, opere che saranno in grado di attrarre appassionati e curiosi delle discipline più differenti. A Milano si attende una ormai amatissima Frida Kahlo, mentre a Roma i fan dei Pink Floyd contano i giorni per godersi la mostra evento che ha stregato il Regno Unito. Raffaello sarà protagonista a Bergamo, Steve McCurry scuoterà gli animi a Pavia e Toulouse-Lautrec affascinerà il pubblico di Catania.

Arte da scoprire

Attenzione poi a non lasciarsi sfuggire, tra tanti grandi nomi, tesori meno noti ma non certo minori per importanza. Ovvero l’arte precolombiana a Venezia, un riassunto visivo dell’impegno politico di Renato Guttuso a Torino, il racconto degli intrecci storici tra arte e psiche, a Ferrara, per non parlare delle icone pop ritratte da Brian Griffin ed esposte a Napoli.
Appuntamenti che valgono un fine settimana ispirato, per riempire di sentimento e suggestione anche la più semplice delle gite fuori porta, magari in occasione di tutti i ponti, feste e fine settimana liberi che ci aspettano.

 

giovedì 11 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - MANCHESTER BEER AND CYDER FESTIVAL

Manchester Beer & Cider Festival

 

Informazioni di base

Quando:25 - 27 gennaio 2018
Dove:Edificio del Manchester Central

Alza un bicchiere o tre per il più grande festival della birra nel nord dell'Inghilterra, dove viene offerta una vasta e gustosa selezione di birrifici nella zona di Greater Manchester.
Gli organizzatori hanno considerato la loro città la "capitale della botte della Gran Bretagna".
Più di 750 assortiti birre e sidri sono disponibili (contribuendo a più di 62,000 pinte abbattute).
I venditori di cibo di strada locale sono anche a disposizione per aiutarti ad abbinare la birra con nosh delizioso.
Partecipa a degustazioni con esperti della birra, fai una visita e acquista alcuni cimeli della birra, libri o giochi da pub e divertiti tutto il pomeriggio e la sera.

I bicchieri per bere

I bicchieri del festival saranno disponibili nelle taglie 2:  2 / 3 pinta  (con 1 / 3, 1 / 2 pint lines) e 1 pint (con 1 / 3, 1 / 2 e 1 pint lines).
Puoi tenere il tuo bicchiere come souvenir o restituirlo agli all'uscita per ottenere un rimborso.
Il festival richiede che tutte le bevande siano servite in bicchieri allineati con il marchio CE.
Le bevande non possono essere servite in bicchieri, boccali o altri contenitori non marcati.
Se porti il ​​tuo bicchiere, assicurati che sia allineato e porti il ​​marchio CE.
Inoltre, ci sarà una selezione di birre senza glutine in botte e bottiglia e alcune birre analcoliche disponibili sul bar tedesco / belga.
E per i più golosi: bibite fatte a mano dal produttore locale Steep Soda.

Prezzi di ingresso

I prezzi di entrata sono:
Giovedi:  £ 4 + £ 3 noleggio di vetro (rimborsabile)
Venerdì: £ 7 + £ 3 noleggio di vetro (rimborsabile)
Sabato: £ 7 + £ 3 noleggio di vetro (rimborsabile)
I bambini accompagnati saranno ammessi gratuitamente e possono rimanere fino alle 19 tutti i giorni.

Dove dormire

Jurys Inn Manchester City Centre si trova nel centro di Manchester, 4 minuti a piedi da Piazza San Pietro. Direttamente di fronte al Manchester Central Convention Center e alla Bridgewater Hall.
Valutato molto bene per le sue camere in stile boutique e la posizione centrale.
Jurys Inn Manchester City Centre è solo 8 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Manchester Oxford Road e dalla stazione di Manchester Piccadilly.

martedì 9 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - LEEUWARDEEN

Leeuwardeen: nuova meta di tendenza dei Paesi Bassi

Le mostre dedicate a Mata Hari e a Escher, cittadini illustri. Le performance teatrali e gli spettacoli di strada. Appuntamenti ed eventi per la nomina a Capitale europea della Cultura 2018 di questa deliziosa cittadina della Frisia

 

Paesi Bassi sinonimo di Amsterdam? Non più. Oggi è un’altra la città su cui sono puntati i riflettori e di cui si parla tanto: Leeuwarden. Divertente, giovane e cosmopolita, è la destinazione cool del momento. Non solo perché per tutto il 2018 sarà Capitale Europea della Cultura insieme a La Valletta, ma anche perché qui regnano indiscusse l’arte, il design e la cultura.

Sono tanti i motivi per cui visitare Leeuwarden quest’anno. La capitale della Frisia, una delle 12 province dei Paesi Bassi, è un eccentrico mix di antico e moderno, arte e nightlife, che vale un weekend. In occasione della prestigiosa designazione a Capitale della Cultura 2018, il calendario di Leeuwarden è zeppo di avvenimenti imperdibili. Si parte il weekend del 26-27 gennaio con il gala di opening dell’anno culturale europeo e si continua per tutto l’anno.

Ecologia, cultura, natura, città, campagna, futuro e tradizione. Sono i temi alla base di Leeuwarden 2018, attorno ai quali prenderanno forma le oltre sessanta iniziative che si terranno durante il corso dell’anno. L’obiettivo di tutti i progetti è di coinvolgere il pubblico, soprattutto giovanile, e riattivare il senso di comunità degli abitanti della Frisia, attraverso dinamiche partecipative risvegliate da temi attuali. I progetti si snodano seguendo quattro filoni narrativi: Osa Sognare, per incoraggiare i giovani a sognare in grande sul loro futuro; Osa Fare, per accrescere la sostenibilità della terra; Osa Essere Diverso, per promuovere un maggiore rispetto della diversità culturale; Royal Frisian, per ricordare gli eroi e i grandi artisti della Frisia.

Tra i primi appuntamenti da non perdere le mostre dedicate ai suoi più celebri cittadini. Già, perché Leeuwarden è la patria di iconici personaggi come Mata Hari, la famosa danzatrice nonché agente segreto olandese condannata alla pena capitale per la sua presunta attività di spionaggio durante il primo conflitto mondiale, e Maurits Cornelis Escher, il più celebre incisore e grafico di tutti i tempi. Ai due più noti cittadini frisiani il Fries Museum dedica le due mostre più importanti del 2018: Mata Hari: il mito e la ragazza, fino al 2 aprile, poi è il turno di Escher in viaggio dal 28 aprile fino a ottobre.

Poi si prosegue con 11 fontane, che prenderà il via il 18 maggio in undici città della Frisia dove undici artisti internazionali creeranno una fontana che racconta la storia della città, e altri grandi eventi:  festival musicali, come Oerol dal 15 al 24 giugno, performance teatrali, come I giganti di Royal de Luxe, il magico spettacolo di strada francese che dal 17 al 19 agosto porta a Leeuwarden le sue iconiche marionette, o il Northern Film Festival che dal 7 all’11 novembre mette in scena le opere di alcune tra le compagnie teatrali più famose del nord Europa.

Tra un evento e l’altro è d’obbligo ritagliarsi un po’ di tempo per visitare la città. Il centro storico è un gioiellino: un labirinto di canali, ponti, viuzze tortuose su cui affacciano case dai toni pastello ed edifici curiosi, come la torre più pendente d’Europa, anche più di quella di Pisa, la Oldehove, alta 40 metri e inclinata di due; il Natuurmuseum Fryslan, il museo naturale della Frisia che ripercorre la storia di questa splendida regione, o il Post Plaza, un ottimo indirizzo dove passare la notte, costruito nelle stanze di un vecchio monastero di cui conserva ancora le navate. Di una cosa si può star certi: a Leeuwarden è impossibile annoiarsi.

 

PARTIRIPARTI - SETTIMANA BIANCA LOW COST - LE VACANZE SULLA NEVE DA NON PERDERE



Vieni in agenzia viaggi PartiRiparti di Cadoneghe (PADOVA) e prenota le nostre migliori offerte vacanza low cost !!!!






Ecco le migliori località per la tua settimana bianca low cost
Qui vi segnaliamo le località migliori che applicano le tariffe più vantaggiose, tra sconti su skipass e alberghi ai pacchetti tutto compreso. Ci sono tante offerte anche per chi non ama sciare. La montagna ormai offre una vacanza completa, tra sport, benessere e gastronomia.



Risultati immagini per settimana bianca


Bormio (Lombardia)

Val di Sole (Trentino)

Alpe di Siusi (Alto Adige)

Val d’Ega (Alto Adige)

Bardonecchia (Piemonte)


CHIAMA PARTIRIPARTI


CADONEGHE (PD)

giovedì 4 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - LA NUOVA CUBA

Viaggio nella nuova Cuba. Dall’Avana a Varadero, giovani promesse e locali inediti

Tutto cambia a Cuba. Merito anche di una generazione di venti-trentenni che investe le proprie energie nel turismo. Ecco chi sono e dove potete incontrarli nelle strade dell'Avana

La rinascita di Cuba parte dall’Avana. E il motore è la gioventù habanera che non coltiva più il sogno di abbandonare l’isola. Anzi. Ovunque, non solo nella capitale, i venti-trentenni si danno da fare. C’è chi si arrangia, chi si ricicla, chi s’ingegna. Così l’economia riprende (in parte) a girare. I segnali sono tanti. Proprio la capitale, che al primo sguardo sembra avviata alla decadenza, sta rialzando la testa. E, nonostante embargo e crisi economica, sta tornando a essere la città più vivace e affascinante dei Caraibi. Gru e operai sono al lavoro per salvare i palazzi (spesso bellissimi) che andavano in rovina un po’ in ogni quartiere, dal cuore storico al Vedado, l’ex rione dei mafiosi. Aprono nuovi locali, ristoranti, hotel (Kempinski ha inaugurato il 7 giugno scorso il primo cinque stelle lusso, affacciato su Parque Central, la piazza principale).La svolta cubana risale al 2010, quando il presidente Raúl Castro annuncia l’assegnazione di nuove licenze commerciali e produttive, nonché la possibilità, per i privati, di assumere personale. Sette anni dopo, quasi mezzo milione di cubani – il 4% della popolazione – si è messo in proprio, dedicandosi soprattutto ai trasporti, all’accoglienza e alla ristorazione. Intanto, il numero dei turisti continua a salire: nel 2016 sono stati 4 milioni, in crescita del 13% rispetto al 2015, secondo i dati del ministero cubano del turismo.

VIAGGIO NELLA NUOVA CUBA. L’AVANA: TOUR IN BICICLETTA E SHOPPING DI DESIGN

Per scoprire come tutto sta cambiando si può partire da Maverick Biker, la prima proposta di tour a Cuba legata alla piattaforma Airbnb. Il pacchetto di due giorni con bicicletta e colazione “è il mio modo di promuovere l’uso delle due ruote in città”, sottolinea l’ideatore, Yasser Gonzales, 30 anni, ingegnere elettronico ed ex programmatore. Un successo immediato lo ha trovato anche Leo Canosa, 42enne tatooist uscito dalla scuola d’arte. Nel suo studio, Galeria de arte corporal Lamarca, sono sempre più numerosi gli statunitensi di passaggio, capaci di starsene anche ore in coda per tatuarsi una piccola bandiera come souvenir del viaggio, mentre i local preferiscono disegni più artistici.La differenza, oggi, la fanno proprio loro, i giovani: “Sapevo che a Cuba il talento non manca”, racconta Idania del Rio, 35 anni. “Ho presentato un progetto al governo che, dopo un paio d’ anni, lo ha approvato”. È nato così Clandestina, design store per turisti e residenti, con prodotti “made in Cuba”, primo brand dell’isola a sbarcare sul mercato statunitense. “Siamo un collettivo di artisti”, continua Idania, “vogliamo esportare idee e il nostro marchio. Sogniamo di ricominciare a coltivare il cotone al sud e produrre qui T-shirt”. Nel suo negozio-atelier, accanto all’effervescente piazza del Cristo dove Graham Green ha ambientato alcune pagine de Il nostro Agente all’Avana, oltre a magliette riciclate, colorate, divertenti e provocatorie, si acquistano pochette e borse realizzate con materiali di recupero, si visitano esposizioni temporanee ed è facile incontrare gli artisti con cui scambiare quattro chiacchiere. Di fronte, sulla stessa strada, Adriana de La Mueves e Irena Martines, 26 anni entrambe, hanno inaugurato Vitrìa, un atelier per la lavorazione del vetro. 


I BAR PIÙ BELLI DE L’AVANA

A meno di 200 metri Nelson Rodriguez, 37 anni, ha aperto El Cafè, piccolo locale bio in un palazzo Art Déco. Fa il pane in casa ed è in corsa perenne perché i suoi panini imbottiti finiscono in un attimo. Si può sempre optare per un batido di frutta fresca, o sedersi ai tavolini del vicino El Dandy Bar y Galeria, che al mattino presto apre a metà per la prima colazione, ma da mezzogiorno raddoppia lo spazio e diventa ristorante. Sulle pareti, immagini di fotografi cubani: si possono anche comprare. Poco lontano, un gruppo di giovani nostalgici capeggiati da Lina Cabeza, 30 anni, sta aprendo il bar ristorante Long Playing, regno del vinile con pezzi unici degli anni Cinquanta in esposizione. Si ascoltano vecchi brani, si acquistano 33 giri d’epoca e si mangia in un’atmosfera del secolo scorso. L’effervescenza imprenditoriale dà nuovo vigore al progetto di recupero della Habana Vieja, lanciato alla fine degli anni Settanta da Eusebio Leal Spengler, fondatore dell’Oficina del Historiador de la Ciudad e della società immobiliare statale Habanahuanex, che, grazie alla valuta pregiata che arriva con il turismo, reinveste nella conservazione del patrimonio storico. Un circolo virtuoso che preserva il passato mantenendone l’autenticità: in zona sorgono infatti oltre 900 edifici d’epoca, esempi di stili architettonici che vanno dal barocco all’Art Déco, già restaurati o in via di restauro.

TECHNO MUSIC E TERRAZZE SUI TETTI

Cuba rimane comunque l’isola del paradosso. La si ama e la si odia, suscita ammirazione e rancore, sorprende e delude. Non è una terra patinata. Ma è vera. Forse i contrasti sono più spiccati adesso di prima. Lo si prova salendo al tramonto al Bar Roma, all’ultimo piano dell’omonimo hotel, occupato ai tempi della rivoluzione e poi trasformato in un condominio di abitazioni familiari. In pochi mesi il bar è diventato il ritrovo di expat e locali. Si sale con un malandato ascensore in ferro battuto (che insieme all’insegna è l’ultimo retaggio della lussuosa accoglienza di un tempo) e ci si ritrova in una affollata terrazza-bar, unici decori: il bancone illuminato e il panorama della città intorno. Il sottofondo è di musica elettronica underground, dalle 20 all’alba. “Era casa mia”, racconta Alain Dark, 33 anni, pioniere della musica elettronica a Cuba, “poi qualche mese fa, con il consenso dei vicini, ho buttato giù i muri esterni e aperto un bar, come era un tempo. A breve avremo anche la cucina”. Per andare in bagno ci sono gli appartamenti dei vicini, che con un sorriso ne concedono l’uso. Basta lasciare qualche spicciolo nel bicchiere. Impensabile altrove.

L’AVANA INEDITA: MURALES E VISITE GUIDATE

Pochi isolati più in là, a Habana Centro, in un palazzo coloniale délabré all’esterno, molto curato all’interno, il ristorante La Guarida propone buona cucina caraibica, ma la vera ragione per andarci (prenotando con anticipo) è la terrazza all’ultimo piano, con bar e un’enorme cornice dorata che inquadra la città storica. Dove la vita scorre incurante del turismo e dei cambiamenti. Perfino il Callejon de Hamel, epicentro della cultura afrocubana a pochi passi dal Malecón – il lungomare di 11 chilometri spesso bagnato dalle grandi onde dell’oceano – mantiene la sua identità, nonostante i visitatori in aumento. I murales dell’artista Salvador González Escalona, surrealisti e astratti, riassumono le origini africane della cultura cubana. Religione, santeria, scultura, musica, pittura e poesia sono concentrati nei 200 metri della strada. Davanti, una serie di installazioni realizzate con materiali di recupero. La Galleria de Callejon, al numero 1054, espone una collezione di oggeti rituali. Nella via, ogni domenica, a mezzogiorno, i ritmi ipnotici della rumba evocano lo spirito degli Orishas, le divinità della Santeria. Per capire le sfaccettature dell’eclettismo religioso afrocubano, Maria Izquierdo Blanco, 35 anni, ex operatrice culturale, propone tour su misura (tel. 00535.2391844). “Mi piace mostrare quel che da soli è difficile vedere, dai piccoli musei agli scorci imprevisti della città”. D’altra parte, a L’Avana non ci si annoia mai: in poche centinaia di metri, si attraversano mondi diversi. Al confine tra Habana Centro e Vedado, espressione del boom edilizio dagli anni Venti ai Cinquanta, sorge il complesso neoclassico dell’Universidad de la Habana, che conta 35.000 studenti. Vale la pena salire la scalinata per la vista e una breve visita dell’edificio. Pochi minuti a piedi e si raggiunge il Museo Napoleonico, uno dei più belli, con 7.000 opere tra dipinti, porcellane e mobili, su quattro piani che culminano con una terrazza panoramica.

LA MOVIDA NEL QUARTIERE VEDADO

La rinascita del Vedado, ex quartiere malfamato del gioco d’azzardo nel periodo prerivoluzionario, è in parte legata alla trasformazione di un ex oleificio nella Fábrica de Arte Cubano, casa dell’arte e degli artisti cubani. Quattro piani di musica, fotografia, cinema, teatro, danza, manifestazioni, progetti comunitari, performance e design diventati un affollatissimo luogo d’incontro per cubani e non (l’ingresso costa due euro). L’atmosfera creativa e internazionale di questa vetrina di artisti convive con il lusso del ristorante l’adiacente, El Cocinero, che nel roof top diventa bar con vista sulla città. Nel Vedado, fatiscenti palazzine Art Déco, più o meno restaurate, rivivono ospitando una miriade di nuovi locali, come il Cafè Galeria Mamainè, creato da Paul Sofa, 35 anni, pittore habanero, per esporre le sue opere e offrire ricche prime colazioni, tapas e buon caffè. O come l’originale laboratorio Camino al Sol: solo cucina macrobiotica da consumare in loco o take away.Oltre alla “negolution”, termine slang che indica il fiorire di nuovi “negocios”, ossia affari, c’è una riscoperta della propria identità culturale. Gli artisti cubani del passato stanno recuperando visibilità, soprattutto gli illustratori. È il caso di Enrique Garcia Cabrera (1893-1949), pittore e pioniere dell’illustrazione del Novecento. Non ha mai aderito alle avanguardie e nelle sue affiche non c’è traccia di contaminazione nonostante un lungo viaggio in Europa. È stato rivalutato sul mercato internazionale anche grazie alla biografia che gli hanno dedicato la sorella e il nipote, l’illustratore Pepe Menéndez. Oggi i suoi lavori sono esposti al Museo Nacional de Bellas Artes. Sorella e nipote (con loro c’è ora anche la moglie di Pepe, Laura Llópiz) dal 1966 abitano la casa che l’artista stesso aveva disegnata,Villa Lita, icona dell’Art Déco habanera, intatta negli ambienti e negli arredi. Pepe, su prenotazione, la apre ai lettori di Dove e con passione racconta e mostra le opere dello zio (pepeylaura@cubarte.cult.cu). Ma il Vedado è anche il quartiere da vivere di notte, spostandosi tra Sara’o Lounge, per un’atmosfera internazionale, i concerti live al Jazz Cafè, e i mojito, a ritmo di reggaeton, da ordinare sulla terrazza del Bar Encuentro, ritrovo della nuova middle class che si diverte fino alle ore piccole.

DOVE MANGIARE A L’AVANA

Le bancherelle della Feria de publicaciones y curiositades, l’ex mercatino dei librai di Plaza de Armas (ora nel giardino dell’Antigua Casa de Justin Y Santa Ana), sono il luogo ideale per la caccia ai souvenir. Porcellane, bicchieri, coppe di cristallo e memorabilia anni Cinquanta si acquistano invece da Sr Domingo (noto come Belkis, dal cognome della moglie), mentre per oggettistica di design conviene spostarsi verso Playa. La Galleria Alma vende pezzi unici: spiccano i gioielli che Mariela Notario, 28 anni, e Senen Tavares, 34, creano combinando vecchie chiavi con pezzi di orologi antichi. I prezzi variano da 15 a 500 euro. Da Playa si prosegue per Jaimanitas fino al Restaurante Santy, per pesce e crostacei crudi o alla plancha, serviti su una palafitta, vicino a Casa Fuster, abitazione-museo dell’artista Rodriguez Fuster, che con i suoi decori a mosaici e colori fa rivivere le case dei pescatori. Per la miglior aragosta appena pescata bisogna proseguire lungo la costa ovest dell’Avana fino alla spiaggetta di Baracoa. Per pranzo, alla fine del paese, c’è Casa de Julio, casetta mignon con pochissimi tavoli. Dai finestroni si vedono rientrare i pescatori con le reti piene e si respira l’oceano. È il preferito dagli intellettuali habaneri.

LA PIÙ BELLE SPIAGGE VICINO A L’AVANA

La costa est dell’Avana con i suoi nove chilometri delle Playas del Este è la migliore per far vita di spiaggia. La mattina capita di essere quasi soli. A Mégano (venendo in bus dal Parque Central è la fermata dopo Tararà) il ristorante Costarenas è ideale per chi ama mangiare in spiaggia: su richiesta, il vicino ristorante apparecchia all’ombra delle palme e propone pesce fritto. A circa un’ora di auto a est della capitale, Playa Jibacoa è uno dei pochi arenili bianchi con colline di fitta vegetazione tropicale alle spalle. Il miglior tratto di spiaggia è di fronte all’Hotel Gran Caribe, con comode cabine di tessuto. L’acqua è ideale per lo snorkeling. Si può incontrare anche un contadino che noleggia i cavalli per passeggiate nell’entroterra.In poco meno di tre ore di viaggio dall’Avana si raggiunge la penisola di Hicacos, con Varadero, la più grande località balneare dell’isola. In genere ci si arriva con un pacchetto all inclusive, ma adesso è stato inaugurato il lussuoso Melìa Marina Varadero, davanti al porticciolo turistico costruito per gli yacht attesi da Miami. La spiaggia si raggiunge con una passerella. L’Eden Village Mercure Playa de Oro abbraccia uno dei tratti più ampi e belli di spiaggia bianca di tutta Varadero, perfetta per famiglie con bambini. Cayo Santa Maria, è collegato alla terraferma con un sentiero rialzato, orlato di mangrovie, che taglia la laguna, e garantisce un vero relax caraibico. Verso l’estremità orientale, meno costruita, si trova l’Eden Village Santa Maria, con un bel parco fiorito. È in una posizione privilegiata per raggiungere in taxi o con lo scooter la riserva naturale di Playa las Gaviotas. Un luogo di incontri magici. Come quello con i fenicotteri rosa.







 

martedì 2 gennaio 2018

PARTIRIPARTI - LA VIA DELL'UVA TRA MARSALA E PALERMO

Vino e natura, la via dell’uva tra Marsala e Palermo

Un tour del vino e dei sapori di Sicilia, che si snoda da Marsala al Golfo di Palermo. Lungo la strada, molte tappe per i buongustai. Seguiteci con i calici


È una sorta di Napa Valley made in Trinacria il territorio che si stende tra le saline della costa occidentale dell’isola e le architetture monumentali di Palermo perché piccole cantine e caves blasonate hanno saputo rivitalizzare, in pochi anni, l’enologia isolana. I risultati? Tutti da provare in un Grand Tour che regala  emozioni forti: tra arte, storia e habitat diversissimi, eno-appassionati e seguaci della food culture trovano il loro piccolo eden nei vigneti a due passi dal mare, distesi sulle colline o all’ombra dei templi della Magna Grecia, dove vengono allevate con amore uve autoctone (dal Grecanico al Grillo al Nero d’Avola) e vitigni internazionali (come Chardonnay, Merlot, Syrah).

Il viaggio alla scoperta di questa sicilianissima  west coast enoica comincia da Marsala,  tra lo sperone roccioso di Punta San Teodoro e Capo Lilibeo, dove domina la natura selvaggia della Riserva dello Stagnone.  In città, disseminati tra vicoli e piazze, ci sono cimeli punici e domus romane, cattedrali normanne e palazzi spagnoli. Lungo via XI Maggio (per tutti i marsalesi è il Cassaro), un sontuoso portale settecentesco fa scoprire il loggiato di Palazzo Fici e l’Enoteca della Strada del Vino dove, al tramonto si celebra il rito pagano degli happy hours a base di etichette made in Sicily e delikatessen locali. Da qui all’ex Convento del Carmine solo pochi passi: alcuni spazi del monastero, perfettamente ristrutturati, ospitano la Pinacoteca Comunale, altri, invece, sono stati trasformati in un piccolo albergo di charme, l’Hotel Carmine che conserva i pavimenti originali in maiolica, le travi in castagno, le pareti con mattoni a vista. Da scoprire, poi, c’è il relitto della liburna, la nave cartaginese conservata nel Baglio Anselmi, insieme a ceramiche, epigrafi, anfore, mosaici rinvenuti nelle domus patrizie dell’antica Lilibeum.

MARSALA: LA MAGIA DELLE SALINE

Fuori città, le Saline raccontano come si ricava il sale dalle acque basse dello Stagnone e mostrano decine di mulini a vento che, proprio come secoli fa, drenano l’acqua di mare da una vasca all’altra o frantumano i blocchi del sale raccolto. Dall’imbarcadero delle Saline Ettore e Infersa partono, poi, i traghetti  per Mozia, isola-concentrato di storia  e testimonianze  puniche come i sontuosi corredi funerari e i preziosi monili delle matrone moziesi, conservati nel Museo Whitaker insieme alla bellissima statua del giovane Auriga ritrovata proprio nelle acque dello Stagnone. Se si ha voglia di fare due passi, il tour dell’isola  porta alla scoperta di imponenti opere pubbliche (fortificazioni, una strada subacquea di collegamento con la terraferma, un piccolo porto interno) ma anche dello storico vigneto di uve Grillo della Tenuta Whitaker: la celebre maison Tasca d’Almerita sta coltivando undici ettari con il tipico vitigno del territorio, il Grillo, base del celebratissimo vino Marsala.

DA MARSALA A PALERMO: LE CANTINE FAMOSE NEL MONDO

Tornati sulla terraferma non c’è che da continuare a percorrere la via del vino  incontrando le cantine legate alla storia del Marsala. Prime, fra tutte, le Cantine Florio, suggestive e imponenti come una cattedrale gotica, dove invecchia lui, uno dei vini più famosi nel mondo, amato da teste coronate, da bellicosi eroi, da scrittori blasonati. Il maestoso baglio che Vincenzo Florio, capostipite della fortunata dinasty, volle costruire proprio a due passi dal mare oltre a custodire bottiglie da museo, dà la possibilità di assaggiare i Marsala, Fine e Vergine, Superiore  e Riserva, nelle sale di degustazione Donna Franca e Duca Enrico.
C’è da aggiungere, però, che nelle cantine di Marsala, non invecchia solo Marsala. Alcune aziende, infatti, hanno cominciato a differenziare la loro produzione proponendo anche vini da tavola, ricavati da vitigni internazionali e, soprattutto, uve autoctone come il già citato Grillo, lo Zibibbo, il Nero d’Avola e il Perricone:  succede, per esempio, a due passi dalle Cantine Florio, negli spazi della Cantina Donnafugata, un’altra realtà storica marsalese e nella giovane azienda guidata da Nino Barraco, winemaker emergente dell’ultima generazione.

E adesso? Si esce da Marsala e si va verso Palermo percorrendo la A29. Una sosta, però, è  doverosa a Selinunte. Colonne cadute, torri, mura ciclopiche, templi monumentali che si stagliano sullo sfondo di un  mare che sa già di Africa: uno scenario così suggestivo si trova solo qui, in quella che, alla fine del ‘700 i viaggiatori del Grand Tour avevano ribattezzato  la città degli dei. Negli spazi del Parco di Selinunte è stato inaugurato uno spazio museale (un altro Baglio Florio) dove sono visibili i reperti ritrovati nelle ultime campagne di scavo (notevoli  i resti del Tempio Y, riassemblati in una delle sale monumentali del Baglio) e la mostra Thois Theiois. Selinunte e le forme della fede con testimonianze dei riti funebri e delle cerimonie religiose che si svolgevano nei recinti sacri dei templi.

CHIESE BAROCCHE E GUSTI FORTI

Ad una decina di chilometri dal Parco si trova Castelvetrano da visitare per scoprire splendide chiese barocche (San Giovanni con una luccicante cupola di maiolica e San Domenico con stucchi, pitture, bassorilievi  cartigli e statue che affollano tutto lo spazio disponibile), palazzi nobiliari (come quello dei Principi Pignatelli) e il Museo Civico. Per le degustazioni di vini dal forte DNA siciliano a Santa Ninfa si va alle cantine Funaro certificate bio e Ferreri&Bianco.
Prossimo step alle porte di Palermo, a Bagheria con la sua raccolta di ville dei Gattopardi Siciliani. La più famosa è Villa Palagonia, meglio conosciuta come “Villa dei Mostri”, grazie alla eccentrica sfilata di sculture mostruose e bizzarre che decorano i suoi muri di cinta. Alla stranezza delle statue dell’esterno fa riscontro, però, la magnificenza  barocca degli interni: la sala più straordinaria è quella dove immensi specchi applicati con diverse angolazioni coprono pareti e soffitto, centuplicando e deformando le figure dei visitatori.

C’è poi Villa Cattolica, già masseria fortificata con splendida vista sul golfo di Palermo e ora diventata sede di un prezioso museo dedicato alle opere di Renato Guttuso, mentre per chi desidera approfondire la conoscenza delle tradizioni marinare della zona il piccolo Museo dell’Acciuga, ad Aspra, è una sosta inconsueta ma suggestiva in cui scoprire la storia della pesca di questo pesce azzurro dal sapore inconfondibile. Gli amanti del fine dining, invece, possono deliziare il loro palato sedendosi, proprio accanto a Villa Palagonia, ai tavoli de I pupi.
L’happy end, ancora una volta sulla via del vino, tocca alle storicissime (quasi duecento anni di vita!) Cantine Duca di Salaparuta a Casteldaccia, fresche di un lifting ipertecnologico e di design. Nella sala di degustazione e nell’Enoteca con vista sul mare, si assaggiano e si acquistano le migliori etichette della maison: dal Duca Enrico (il primo Nero d’Avola vinificato in purezza nel 1984), al Nawàri (da uve Pinot Nero coltivate sulle pendici dell’Etna) agli intramontabili Corvo Bianco e Rosso.