Santa Maria Maggiore: sul treno tra i boschi incantati, nella “valle dei pittori”
Tutto il fascino silenzioso della Valle Vigezzo. Da scoprire a bordo di un treno panoramico. Un viaggio lento attraverso borghi affrescati, cascate ghiacciate, ponti di pietra. E tante soste golose
Un silenzio lungo 52 chilometri, fra boschi e pascoli innevati. Un viaggio lento che tocca 83 ponti e attraversa 31 gallerie: cascate ghiacciate, borghi fiabeschi di pietra e orridi sbucano dai finestrini del treno panoramico della Ferrovia Vigezzina-Centovalli. Si parte da Domodossola, cittadina che deve la sua fortuna al traforo del Sempione,
aperto nel 1906 (ma gli stemmi sulle case padronali e gli eleganti
portici quattrocenteschi di piazza Mercato evocano un’opulenza ben più
antica), e si arriva a Locarno, dove il lago Maggiore
ha i colori della Svizzera. In mezzo, salite, tornanti ferrati e
passaggi su ponti di pietra a strapiombo. Di tutto il percorso (due ore
circa), poco più di 32 chilometri sono in territorio italiano.
Stazione dopo stazione, la Valle Vigezzo svela paesaggi e sapori. Alla fermata di Masera si assaggiano la mortadella stellina, il salame stup e il tonno di maiale; a Coimo ci si ferma per il pane nero con farina di segale, spesso arricchito da noci e uvetta. All’altezza di Trontano si attraversano i vigneti di Prünent, vitigno autoctono tra i più antichi d’Italia, le cui origini si perdono in una pergamena del 1309.
Queste montagne raccontano storie di eretici (nella frazione di Creggio il treno sfiora la torre medievale di Fra Dolcino), contrabbandieri, partigiani. E artisti. La Valle Vigezzo è famosa infatti come “la valle dei pittori”, oltre che “del tempo dipinto”, per le 113 meridiane che decorano chiese e palazzi: il divisionista Carlo Fornara è nato qui e, con lui, tanti ritrattisti e paesaggisti hanno animato, da fine Ottocento, la scuola di Belle Arti Rossetti Valentini, a Santa Maria Maggiore. Ѐ il centro principale, nonché la stazione più alta (836 metri)
della ferrovia. Tra le facciate interamente affrescate del borgo e le
sagome in ferro degli spazzacamini sui tetti, ci si rilassa con merende
d’altri tempi: la torta panelatte, la fiacia, una sorta di sbrisolona al limone, gli stinchett, sottili sfoglie cotte su una piastra di ferro rovente. Si fanno acquisti golosi alla Latteria Vigezzina (tome e formaggio Spazzacamino) e ci si spinge a piedi fino alla frazione di Crana, dove stagiona il Prosciutto montano vigezzino, affumicato al ginepro.
Ritmi lenti anche sulla neve: silenzio assoluto e natura immacolata
accompagnano le ciaspolate e i percorsi lungo l’anello di fondo che
attraversa la valle. Alle piste da discesa della Piana si sale, invece, da Prestinone, frazione di Craveggia, con una cabinovia: il modo migliore per ammirare dall’alto i tipici tetti di beole, sovrastati dagli alti camini in pietra,
che fanno del borgo il vanto architettonico della valle, e che
scompaiono alla vista uno dopo l’altro. Poco male. Una volta arrivati in
quota, a 1.726 metri, l’occhio viene subito rapito da un’altra quinta teatrale: l’intero orizzonte delle Alpi Lepontine.