venerdì 4 maggio 2018

PARTIRIPARTI - SRI LANKA

Turismo di lusso? Il nuovo trend è lo Sri Lanka

A dieci anni dalla fine della guerra civile la "Lacrima dell'India" vive un momento d'oro: un viaggio nel paese del tè tra charme ed eleganza

 

Dopo una guerra civile durata trent’anni e lo tsunami del 2004 che ha letteralmente messo in ginocchio il Paese, lo Sri Lanka sta finalmente vivendo una situazione politica stabile e uno sviluppo economico che ha dell’incredibile. Splendida terra completamente circondata dal mare, ricca di spiagge e impreziosita dai colori rigogliosi delle piante da tè, la “Lacrima dell’India” (così chiamata per forma e vicinanza) ha definitivamente acquistato il suo spazio nei grandi itinerari turistici, alimentato dalla costruzione di hotel e resort di lusso.

La ricostruzione post-tsunami ha dato il via a un turismo più raffinato e attento all’ambiente, gli alberghi sono costruiti con materiali naturali, spesso immersi nel lussureggiante giungla o vicini alle coste. Pensate che fino al 2009, con l’industria alberghiera di lusso ancora nella sua fase embrionale, il Paese ospitava circa 450mila visitatori l’anno a fronte dei quasi due milioni del 2016.
Lo sa bene l’uomo d’affari Fernando Malik che nel 2004 acquistò in decrepito bungalow di Castlereagh sulle colline terrazzate color smeraldo nel centro sud del Paese. Nel 2005 fece la stessa cosa con altri tre bungalow, dando loro uno stile diverso, un proprio ristorante e stanze affacciate sui campi di tè. Ora Castlereagh, Summerville, Tientsin e Norword sono complessi di lusso in perfetto stile coloniale con poche stanze arredate in un mix di tradizione e modernità.

Tanti sono gli esempi di strutture diventate veri e propri resort di pregio, tappa obbligata per chi desidera vivere la penisola senza rinunciare al massimo del comfort. Romance Valley nella verdissima Nuwara Eliya, ad esempio, con le sue immense vetrate sulla giungla tropicale; l’Heritance Kandalama, disegnato dall’architetto srilankese Geoffrey Bawa, moderna costruzione con vista da urlo sul lago Kandalama; il Resort Rainforest Edge nella Riserva della biosfera e il National Heritage Wilderness con Spa, una piscina d’acqua naturale e trattamenti ayurvedici.

E ancora, sulla strada che da Kandy porta a Dambulla, gli hotel Amaya Lake e Amaya Hills, arredati in stile srilankese, con piscine e Spa; il Serene Pavillions, un boutique hotel sul mare di Wadduwa; l’Amaya Reef, sempre sul mare, ma a Hikkaduwa. Degna di nota infine la splendida Kadju House in quel di Tangalle, considerata tra le 25 più belle ville sulla spiaggia del mondo (classifica di Conde Nast Traveller).

 

giovedì 3 maggio 2018

PARTIRIPARTI - RESTORMEL CASTLE

Restormel Castle, alla scoperta del gioiello della Cornovaglia

Datato tra il XI e il XII secolo, il Restormen Castle fu casa anche del primo duca di Cornovaglia, Edoardo "il Principe Nero"

 

Nei pressi della cittadina di Lostwithiel, in Cornovaglia, il Restormen Castle è un antichissimo castello datato tra il XII e il XIII secolo. Ed è una vera sorpresa, per chi passa da queste parti.

Siamo nell’Inghilterra sud-occidentale, in quella piccola contea che è la Cornovaglia. Una regione dal clima mutevole, condizionato dai venti oceanici, dalle poche alture e dal paesaggio brullo. Tuttavia, il suo entroterra nasconde veri e propri gioielli: è annoverabile tra questi, il Restormen Castle.

Nei pressi di Lostwithiel, cittadina costruita sull’estuario del fiume Fowey (nell’era dei Normanni, per effetto del trasporto dello stagno, il suo era il secondo porto più affollato d’Inghilterra), il Restormen Castle fu realizzato tra il XII e il XIII secolo sulla cima di una collinetta. Fino al 1299 di proprietà della corona inglese, passò poi nelle mani dei duchi di Cornovaglia e fu anche residenza di Edoardo detto “il Principe Nero”.

Oggi che è di proprietà dell’English Heritage, questo castello dalla pianta circolare circondato da un fossato, può essere visitato nelle sue rovine: il suo maschio è uno tra i meglio conservati di tutta l’Inghilterra, mentre di uno dei due ponti levatoi che un tempo davano accesso alla struttura non vi è più alcuna traccia.

Coi suoi 35 metri di circonferenza, il Restormen Castle era su due piani: il piano terra adibito a magazzino e il primo piano con le sue stanze. A volerlo fu il normanno Baldwin Fitz Turstin, sceriffo di Cornovaglia, nel 1100; successivamente, al castello fu poi annessa una cappella. Nel XIII secolo fu acquistato da Riccardo, signore di Cornovaglia: fu il suo successore, Edmund, a conferire all’edificio la forma di cui oggi rimangono imponenti resti.

Trasformato da magione difensiva a residenza privata, il Restormen Castle cadde in rovina dopo la morte del primo duca di Cornovaglia, Edoardo di Woodstock, per poi essere definitivamente abbandonato prima dell’insorgere della guerra civile inglese.

Visitarlo, significa fare un salto nel passato e immergersi nella storia. Significa tornare al tempo di dame e cavalieri, immaginando come la vita qui doveva svolgersi nell’antichità. E il fatto che, per arrivarci, bisogna arrampicarsi su per quella piccola collina rende tutto ancora più magico.

 

lunedì 30 aprile 2018

PARTIRIPARTI - PLOCKTON

Plockton, il villaggio scozzese tra i più fotografati al mondo

Chi l’ha scoperto la prima volta l’ha reso talmente famoso da trasformarlo nel villaggio più famoso di tutta la Scozia

 

Affacciato su Loch Carron, in Scozia (Loch, ‘lago’), con l’oceano dietro l‘angolo e incorniciato tra le montagne, si trova il pittoresco villaggio di Plockton. Non lo si incontra lungo la strada, bisogna andarci apposta.

Nonostante sia fuori mano, chi l’ha scoperto la prima volta l’ha reso talmente famoso da trasformarlo nel villaggio più dipinto e fotografato di tutta la Scozia. Un luogo idilliaco su uno sfondo fiabesco, fatto di cottage affiancati l’uno all’altro che accompagnano la curva naturale di terra che circonda il porticciolo.

Un tempo Plockton non era così bello. C’erano solo pascoli e fattorie ed era soprannominato Baile na Bochdainn, ovvero “villaggio dei poveri”. Ma il proprietario di queste terre decise di sfruttare il potenziale del porto trasformandolo in villaggio di pescatori anziché di pastori.

Così furono costruite nuove case sul lungolago. Lo sviluppo vero e proprio del villaggio arrivò quando, alla fine del 1800, fu costruita la ferrovia di Inverness e fu aperta la stazione. Da allora iniziò a farsi conoscere, venne usato anche come set di una fiction Tv della BBC intitolata “Hamish Macbeth” e divenne il villaggio che è ora. Oggi il suo soprannome è “Gioiello delle Highlands”.

Molto meglio di quello precedente. E sono stati molti altri i film che sono stati ambientati a Plockton.
Tuttora si incontra ancora qualche pescatore, ma è il turismo la prima fonte di reddito a Plockton. Ci vivono meno di 400 abitanti: tutti gli altri sono turisti. Le estati sono affollate di visitatori che passeggiano tra i vicoli del borgo, assistono alla Plockton Regatta che si svolge alla fine di luglio o sorseggiano una pinta al tavolo di uno dei tanti bar. Chi lo desidera può noleggiare una barca o fare il giro del lago sul traghetto, può andare a pesca o fare un’escursione per cercare di avvistare le foche.

C’è anche chi lo sceglie per celebrare il proprio matrimonio. La cornice tra lago, mare e montagne è delle più romantiche. Si può affittare l’intero villaggio e scambiarsi la promessa d’amore sotto un gazebo montato al centro del giardino del Municipio. Chi preferisce un matrimonio religioso, può celebrarlo nella chiesetta del paese e chi lo vuole assolutamente originale può farlo a bordo di un’imbarcazione, magari all’ora del tramonto.

Nel frattempo il villaggio si è riempito di hotel, bed and breakfast e guest house frequentati tutto l’anno. Chi viene fuori stagione, infatti, troverà comunque tutto aperto e potrà visitare una delle fattorie rimaste o passeggiare tra i giardini lungo il lago.

Non lontano da Plockton c’è anche la cittadina di Kyle of Lochalsh, nelle Highlands occidentali, collegata tramite un ponte, lo Skye Bridge, (o anche via mare) all’Isola di Skye, con i suoi deliziosi villaggi e il suo aspro skyline. Ma questo è un altro viaggio.

 

giovedì 26 aprile 2018

PARTIRIPARTI - MADA'IN SALIHL

L’incredibile sito di Mada’in Salihl, in Medio Oriente, aprirà ai turisti

Presto sarà possibile visitare "la Petra dell'Arabia Saudita", patrimonio Unesco dal 2008

 


Viene definita “la Petra dell’Arabia Saudita” per gli straordinari capolavori intagliati nella roccia. Ma a differenza del celebre sito archeologico giordano, in pochi conoscono l’esistenza di questa meraviglia ancora inesplorata. Stiamo parlando di Mada’in Salihl, un’antica città dell’Hijaz, nella regione di Al-Ula.

Nel 2008 è stata iscritta dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità: il primo dell’intera Arabia Saudita. Il sito sorge in una zona rocciosa non abitata, e conta 131 tombe intagliate nella roccia. Le origini di questo luogo affascinante e importantissimo nel passato per il commercio di incenso e mirra, si perdono nei secoli. Alcune delle iscrizioni rinvenute risalgono al I millennio avanti Cristo, mentre gli elementi architetturali sono attribuiti al periodo dei Thamudeni e dei Nabatei, fra il II secolo avanti Cristo e il II dopo Cristo.

Mada’in Salihl (chiamata Hegra nell’antichità), sarebbe stata infatti la capitale del Sud del regno dei Nabatei, mentre Petra era quella a Nord. Più recentemente sono state scoperte anche delle testimonianze dell’occupazione romana, che testimonierebbero l’espansione dell’imperatore Traiano nel Medio Oriente.

Ben presto potrete avere la possibilità di visitare queste antichissime tombe. Le autorità saudite hanno infatti annunciato l’apertura del sito di Mada’in Salihl ai turisti di tutto il mondo. Una novità resa possibile grazie all’accordo firmato da Francia e Arabia Saudita, dopo la decisione del principe ereditario Mohammed Bin Salman di consentire l’ingresso nel proprio Paese ai viaggiatori con visti turistici.

Una svolta che potrebbe aprire a nuove prospettive e miglioramenti in campo ricettivo e infrastrutturale, in una zona ancora sconosciuta ai più. Per il momento il sito archeologico di Mada’in Salihl è raggiungibile solo con auto privata (oppure noleggiando una vettura con autista). Si trova circa 300 km a Nord da Medina, la grande città più vicina. Da qui servono più o meno tre ore di auto per arrivare. Ma lo spettacolo val bene l’attesa.

 

lunedì 23 aprile 2018

PARTIRIPARTI - NEPAL

Italiani pazzi per il Nepal: è la nuova meta delle vacanze

Il Nepal è da sempre considerato il Paese del trekking e del turismo d’avventura, ma non solo. Ecco perché gli italiani lo amano

 

Nel 2017 sono stati più di un milione i turisti che sono andati in Nepal, con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente. Gli italiani sono passati da 9.900 a 12mila. L’obiettivo è quello di toccare la cifra record di 1.500.000 visitatori entro il 2020.

Per essere uno di quei Paesi nella lista dei posti sconsigliati dal nostro ministero degli Esteri non c’è male. Chi ci è stato sostiene che non c’è nulla da temere. È vero che l’immagine del Nepal era stata offuscata dal forte terremoto che aveva colpito il Paese nel 2015, ma grazie ai progressi in campo sociale, garantiti da una politica più stabile, si è evidentemente diffusa una percezione di maggiore sicurezza e di tranquillità che ben si affiancano alla leggendaria serenità della popolazione nepalese.

Il Nepal è da sempre considerato il Paese del trekking e del turismo d’avventura, forse è addirittura il principale hub asiatico – se non addirittura mondiale – per tutti gli appassionati di montagna. In Nepal, infatti, si trova la catena montuosa dell’Himalaya. Tre dei quattordici “ottomila” del pianeta sono sul territorio nepalese (Dhaulagiri, Annapurna e Manaslu); altri quattro sono condivisi con la Cina (Everest – la montagna più alta del pianeta –, Lhotse, Makalu, Cho Oyu) e il massiccio del Kangchenjunga è condiviso con l’India. E molte altre vette superano i 7.000 metri.

Ma il Nepal non è solo trekking. Ci sono antichi villaggi, templi e distese naturali meravigliose. Tra questi il Lago Rara, il più grande del Paese, compreso nel Rara Lake National Park, il più piccolo parco nazionale del Nepal. A un’altezza di 2.990 metri, è un’oasi di biodiversità eccezionale nonché l’habitat naturale di alcune specie a rischio come il panda rosso, l’orso nero dell’Himalaya e il leopardo.

Il Nepal è anche il Paese della spiritualità, il tema alla base del circuito buddhista che comprende Ramgram, nel cui stupa sono raccolte le reliquie del Buddha; Lumbini, il luogo di nascita del Buddha, e Tilaurakot dove lo stesso Buddha visse fino a 29 anni prima di incamminarsi in un percorso di illuminazione lontano dalle attrazioni materiali. Qui si può anche percorrere il sentiero sacro agli Hindu che la Regina Mayadevi, madre del Buddha, percorse il giorno di Luna piena del mese di Falgun portando con sé il neonato Siddharta Gautam.

Il Nepal è considerato anche la destinazione del Dharma. L’interesse crescente per alcune discipline come yoga, meditazione e la pratica delle cure tradizionali, solleticano l’interesse di molti turisti in cerca di un rifugio lontano dal disordine dei valori del mondo occidentale e una risposta ai propri interrogativi esistenziali.

Tra i progetti futuri del governo nepalese per attirare ancora più turisti c’è il potenziamento dei propri aeroporti, quello principale di Kathmandu, la Capitale, e soprattutto quelli di Bhairahawa-Lumbini e di Pokhara. Sarà anche costruito il nuovo aeroporto di Nijgad, a 175 km dalla Capitale, che si troverebbe in una condizione climatica più favorevole in quanto lontano dalle nebbie invernali che affliggono le piste di Tribhuvan.

La vocazione del Paese è verso un tipo di vacanza low cost, tanto che la città di Pokhara è stata eletta la Best Value City for Budget Travellers dalla rivista Forbes. Chi viaggia in Nepal sa di doversi adattare ad alloggi spartani e, a certe altitudini, anche di doversi fermare nei campi base dormendo nelle tende. Tuttavia in Nepal sono in costruzione anche hotel 5 stelle e 4 stelle, in grado di soddisfare le richieste dei viaggiatori più esigenti e abituati a godere di tutti i comfort. E agli italiani i lusso piace molto.

 

 

venerdì 20 aprile 2018

PARTIRIPARTI - WEEKEND IN BARCA A VELA

Weekend in barca a vela, ecco le mete irresistibili

Voglia di sole, vento e mare? Ecco le destinazioni per una vacanza in barca a vela che ti faranno sognare

 

Le vacanze in barca a vela non sono più per soli vip: basta avere voglia di sole, vento e mare… e le idee chiare sulla destinazione da raggiungere.

Una meta imperdibile in barca a vela è l’isola di Carloforte, a sud della Sardegna: un ambiente naturale ricchissimo di vegetazione mediterranea e tratti di mare dalle intense sfumature di blu. O, se preferite, potreste optare per il mare cristallino color smeraldo dell’Isola del Giglio nell’arcipelago toscano e magari spingervi poi fino a Giannutri per ammirare la sua particolare colonia di gabbiani.
Se non sapete decidere tra movida e tranquillità, un’accoppiata che mette tutti d’accordo è quella formata da Ponza e Ventotene, davanti al Golfo di Gaeta: animata e dinamica la prima, tranquilla e rilassante la seconda, ma accomunate da un mare azzurro e limpido e un paesaggio mozzafiato.

Un’idea più classica, ma che non passa mai di moda, può essere la triade formata da Capri, Ischia e Procida: veri gioielli del Mar Tirreno, con i loro scorci ormai iconici.

La barca a vela è perfetta per trascorrere qualche giorno di relax tra Stromboli, Panarea, Lipari, Vulcano e Salina: fare il bagno nelle loro calette o assistere alle piccole eruzioni dello Stromboli sarà un’esperienza indimenticabile. Sempre in Sicilia, le Egadi vi stupiranno con il loro mare blu e tratti di costa ancora inesplorati, dove la natura regna sovrana: veleggiare tra Favignana, Levanzo e Marettimo è una vera gioia per gli occhi.

Più a nord, lo spettacolo offerto dalle Cinque Terre vi lascerà senza fiato, con i suoi scorci di rara bellezza ancora più suggestivi se visti dal mare.

Ma non è solo l’Italia a offrire paesaggi da sogno: navigare nel mare cristallino della Croazia, tra le sue innumerevoli isole, sarà sicuramente un’esperienza da sogno. E perché non dirigersi verso la Costa Azzurra e quel paradiso naturale delle isole di Porquerolles? Oppure partite alla volta di Malta, dove le coste rocciose si alternano a spiagge sabbiose con profonde insenature e grotte naturali.

 

 

mercoledì 18 aprile 2018

PARTIRIPARTI - CANYONING IN UMBRIA

Canyoning in Umbria: la Forra del Casco, avventura per tutti

Chi pensa che il canyoning sia solo uno sport estremo, riservato a pochi, sbaglia. In Valnerina c’è un itinerario adatto a tutti

 

Siamo in Umbria, il cuore verde d’Italia, nella valle famosa per le Cascate delle Marmore, la Valnerina, che parte dai monti Sibillini e attraversando monti e colline arriva fino alle porte della città di Terni.

Percorrendo la Valnerina, tra i paesi di Scheggino e Ceselli, sulla destra orografica c’è una stretta valle solcata da un piccolo corso d’acqua che scende dalle colline circostanti attraversando boschi, orti e uliveti.

Ed è proprio all’inizio di questa valle laterale che abbiamo appuntamento con le guide del Centro Canyoning Natura Avventura.

Dopo i saluti di rito, ci forniscono tutta l’attrezzatura di cui abbiamo bisogno per affrontare la nostra avventura: una muta in neoprene, come quella per fare immersioni subacquee; casco; imbracatura da canyoning già pronta con moschettone, discensore a otto e longe…uno spezzone di corda con un moschettone.

Ci spiegano che c’è da fare una altro breve tratto di strada con le auto, ed poco dopo la piccola frazione di Pontuglia parcheggiamo le auto.

E’ tempo di preparare gli zaini, prendere le corde e la scorta di acqua e la nostra avventura può iniziare.

Per raggiungere l’inizio del canyon c’è da percorrere circa 40 minuti a piedi su di una vecchia mulattiera che, visto il cado di questo periodo, affrontiamo in costume da bagno e t-shirt e scarponcini da trekking!

Il percorso a piedi è panoramico e piacevole, ci da l’occasione di ammirare la valle e di capire dall’alto l’itinerario che andremo ad affrontare.

Il caldo inizia a farsi sentire, ma all’improvviso ad una curva del sentiero arriviamo ad una cascatella formata da un piccolo corso d’acqua, “le Pisciarelle” che ci permette una piacevole rinfrescata.
Poco dopo iniziamo a scendere verso l’ingresso del nostro canyon, ed una volta arrivati al torrente, non ci resta che indossare tutta l’attrezzatura e siamo pronti.

Pochi passi e siamo già al primo “salto”, è una piccola cascata, ma permette alle nostre guide di spiegarci regole fondamentali di comportamento quando si fa canyoning e farci provare l’attrezzatura che ci hanno fornito, così sotto il loro attenti occhi, capiamo quanto sia facile l’uso del discensore a otto!

Dopo poche decine di metri, la valle diventa un vero e proprio canyon largo non più di 2 metri con alte pareti scavate nella roccia.

Ora per proseguire bisogna scivolare sulla roccia levigatissima, avventurandosi in un ambiente incredibile ed affascinante.

Arriviamo alla prima e vera calata su corda, 6 metri, si fanno in fretta e si affina la tecnica che ci hanno spiegato poco prima. Ma non c’è tempo per rilassarci troppo le guide sistemano subito le corde per una nuova calata in un salto particolarmente bello che chiamano “l’orecchio” , questa volta l’altezza aumenta.

Il tratto del canyon dove siamo ora è stretto tra alte pareti a strapiombo, talmente alte che il sole fa fatica ad entrare ed illuminare, è qui che ci rendiamo conto del perché ci hanno fatto indossare le mute in neoprene.

Svoltata una stretta curva ci investe la luce del sole e il panorama si apre davanti, ma soprattutto sotto di noi.

Ancorato alla parete di roccia c’è un cavo di acciaio dove ci fanno attaccare le nostre “longe”, perché, ci spiegano siamo arrivati a “lu Casco dell’Acqua” l’alta e imponente cascata di quasi 30 metri.
Le emozioni sono tante quando rimani appeso ad una corda e piano piano inizi a calarti da simili altezze, anche sapendo di tutte le misure di sicurezza che le guide hanno preso per te.

Inizi a scendere lentamente, un po’ per l’emozione, un po’ per la paura, un po’ per l’adrenalina che ti fa rimanere concentrato. Ogni tanto l’attenzione va alla roccia dove appoggi i piedi, ogni tanto al panorama incedibile e ogni tanto alla cascata che ti scorre accanto e che a volte ti bagna con una piacevole “doccia”.

E prima di quanto avresti voluto arrivi ai piedi di questo monumento naturale, soddisfatto dell’impresa appena compiuta! Giusto il tempo di vedere i compagni come se la cavano nella discesa quindi si sistemano le corde negli zaini… una foto ricordo e si riparte, perché come ci dicono le emozioni non sono ancora finite!

Da questo punto la valle si apre di nuovo e i fianchi tronano ad essere ricoperti di vegetazione, dopo qualche scivolo si arriva ad un’altra scenografica cascata di 18 metri, ma ormai ci abbiamo preso la mano e sia noi partecipanti, che le guide, ci concediamo qualche piccolo scherzo spruzzandoci con l’acqua.

E ancora scivoli, corde e discese; la fatica inizia a farsi sentire anche se la tensione della cosa nuova ormai si è sciolta ed è rimasta solo la consapevolezza che questa incredibile avventura è giunta al termine, ed infatti siamo all’ultima discesa su corda, poi un breve sentiero in 10 minuti ci riconduce alle auto parcheggiate.

Mentre ci togliamo le mute e ci raccontiamo le emozioni della giornata appena trascorsa e ci rendiamo conto che per tutti era “la prima volta” ma ci diciamo che sicuramente non sarà l’ultima.
La bellezza e le emozioni questa giornata ci accompagneranno per molto tempo…in attesa della prossima avventura.